Marco Philopat COSTRETTI A SANGUINARE
Continua il ripescaggio di Distorsioni di validi libri usciti negli anni scorsi, a cura di Alfredo Sgarlato: ci auguriamo sia di vostro gradimento.
Prima edizione: Shake Edizioni Underground, 1997
“Il romanzo del punk italiano 1977-1984”, questo è il sottotitolo del fondamentale libro in cui Marco Philopat, punk della prima ora, racconta un periodo fondamentale della storia italiana, non solo musicale. Non è un romanzo, poiché per quanto avventurose tutte le vicende narrate sono vere, è italiano poiché anche se l’ambiente narrato è milanese chiunque abbia vissuto in quegli anni e seguito, anche solo da distante le vicende delle musiche alternative, dei centri sociali (qui lo storico Virus di Via Correggio), delle occupazioni, dei concerti improvvisati ma mossi da un ideale, da Imperia a Bolzano a Bari a Trapani, si riconoscerà totalmente nei fatti che coinvolgono Philopat (soprannome nato da un personaggio dei cartoni animati ungheresi). Ma anche romanzo di formazione: seguiamo Philopat dai quattordici anni poi, periodo cruciale, quindi non solo la musica punk ma l’amore, il sesso, la politica, i contrasti con la famiglia.
E poi il grande protagonista negativo di quegli anni, la droga, soprattutto l’eroina che molti fortunatamente fuggivano ma che molti altri ha distrutto. Parentesi: chi scrive queste righe leggeva contemporaneamente questo libro e “Ritratti in jazz” di Murakami Haruki. Non si può non rammaricarsi per come l’eroina abbia distrutto un mondo e più di una generazione, e anche il più convinto anticomplottista, di fronte a una tale, sistematica, opera di demolizione, è fatale si faccia prendere dai sospetti. Ma torniamo al libro. Philopat dice nelle note di non saper scrivere e di dover per questo inventarsi uno stile. Ci riesce. Il libro è scritto senza punteggiatura, frasi brevi spezzate da trattini, come slogan. Uno stile adatto ai contenuti narrati, senza fronzoli, diretto, efficace. Philopat non scriverebbe mai “io la creatività ce l’ho di default”, come abbiamo letto con dolore in un’intervista a un altro protagonista di quegli anni. Piace la sincerità e colpisce l’oltranzismo ideologico di quegli anni: il reduce rosica pensando a un concerto dei Bauhaus boicottato perché organizzato da Red Ronnie. “Costretti a sanguinare” nel 2006 è stato ristampato da Einaudi, e questo è un cambiamento in meglio, ma lo spirito avventuroso e punk di quegli anni si rimpiange.
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