Explosions in the Sky THE WILDERNESS
[Uscita: 01/04/2016]
Stati Uniti
All'ascolto di “The Wilderness” ci si pone una domanda fatidica: ha ancora senso oggi parlare di post rock? Se il precedente “Take Care, Take Care, Take Care”, risalente al 2011, ci aveva lasciato in bocca un retrogusto di manierismo, benché al cospetto di composizioni ineccepibili che pativano però una certa prevedibilità, oggi gli Explosions in the Sky, dopo avere pubblicato sei album e quattro colonne sonore, sono ad un bivio. Considerato che la strada della riproposizione è un vicolo cieco, l'unica soluzione è mutare direzione per tentare di dare una chance ad un genere come il post rock in ostaggio di una deriva autoreferenziale che solo i Godspeed You! Black Emperor hanno saputo gestire con risultati di eccellenza.
The Wilderness è diverso dalle precedenti produzioni nel senso che il suono degli EITS è stato sottoposto ad un processo di sintesi e misura riscontrabile in un minutaggio complessivo più contenuto, grazie all'apporto di John Congleton (Modest Mouse, Okkervil River, David Byrne, Black Mountain, St. Vincent) che si è occupato di registrare e produrre le nove tracce dell'album, lavorando per sottrazione. La qualità della resa finale è tutta nei dettagli, sempre in perfetto equilibrio tra forza e leggerezza aerea, anche se rimarranno delusi quanti si attendono i consueti incroci di chitarre oppure le quadrature marziali del drumming a sostegno dei climax.
Oggi i nuovi brani sono costituiti da un'evanescente microstruttura ritmica che si intreccia ad un'elettronica minimale in cui si intravedono tracce di Labradford e Nils Frahm, senza rinunciare mai ad un respiro cinematico che accompagna i momenti più magniloquenti.
La natura selvaggia decantata dal titolo dell'album lascia immaginare un nuovo umanesimo attraversato da un futurismo asettico che non elide una connaturata tensione verso l'infinito. Wilderness, la traccia di apertura, vive nelle pulsazioni sintetiche e nei riverberi che la spingono ad aprirsi in un vortice leggero, mentre la successiva Estatics riporta i nostri su binari di maggiore riconoscibilità con un alto spessore emotivo, così come nella successiva struggente Tangle Formations con la sua alternanza di grandeur e quiete.
Se la forza tonitruante di Logic of a Dream fa venire in mente il decollo verso lo spazio e lo sforzo per superare la forza di gravità, Disintegration Anxiety fa danzare elettricità nell'aria.
Menzione d'onore spetta a Losing the Light, ambient che capta le frequenze degli Stars of the Lid, ed a Colors in Space, uno dei brani che meglio traduce il nuovo corso. The Wilderness è un buon disco che segna una svolta nel percorso artistico della band di Austin, soprattutto per l'interazione tra un approccio strumentale dei brani ed una formula più asciutta che mira all'essenziale, ma non per questo meno efficace rispetto al passato. Consigliato per chi vuole sognare ad occhi aperti.
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