Marissa Nadler THE SISTER
[Uscita: 29/05/2012]
Sesto disco per la brava Marissa Nadler, da Washington D.C., 30 anni appena compiuti, una vita divisa inizialmente a metà, tra la madre che la dirottava verso gli studi di artistici ed il fratello che insegnandole la chitarra acustica la dirotta rapidamente verso le prime composizioni e la musica come meta finale. Molto belli i primi due dischi, composti a poco più di vent'anni: "Ballads of living and Dying" (2004) e "The saga of mayflower may" (2005) entrambi usciti per la Eclipse, già ricchi di deliziosi gioielli acustici e voce che rimanda a certe cantanti del fado portoghese ma anche ad Hope Sandoval, la sovrastimata singer dei Mazzy Star. Il nuovo lavoro "The sister" è in realtà un mini album, avendo solo otto canzoni per poco più di 33 minuti di musica. La solita voce sognante della Nadler domina, e non potrebbe essere diversamente, le canzoni: The wrecking ball company è una bella apertura, poi Christine, Apostle e Costantine sono belle e morbide ballads acustiche con chitarra ciondolante alla Leonard Cohen e voci angeliche. Ci sono i soliti echi del folk revival inglese del tempo che fu, Linda Perhacs, Karen Dalton, la solita Vashti Bunyan e la bretone di stanza a Firenze Veronique Chalot (chi se la ricorda ?), ovvero tutte le eroine che hanno fatto grande il genere, come testimonia anche la conclusiva e malinconica Your heart is a twisted vine. Solo otto pezzi si diceva, meglio così forse, il disco ascoltato tutto di fila si dimostra alla lunga bello all'apparenza ma pure un tantino monocorde, il timbro rilassato e senza troppe variazioni cromatiche della voce di Marissa a volte fa assomigliare le composizioni una all'altra. Insomma dopo sei albums non si nota nella Nadler quella evoluzione che potrebbe annoverarla fra le grandi interpreti femminili del nuovo millennio; il rischio che rimanga un eterna promessa ed un talento inespresso sono ormai quasi una certezza.
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