Sean Rowe THE SALESMAN AND THE SHARK
[Uscita: 28/08/2012]
# Consigliato da DISTORSIONI
C’è una lunga tradizione americana, alimentata da film, romanzi, canzoni, di ribelli individualisti e perdenti, uomini solitari e giramondo che mal si adattano alle regole della società dello sviluppo e del successo, desiderosi di una rivoluzione interiore, spirituale e mossi da un istintivo rifiuto del vivere borghese, gli esempi non mancano da Thoreau a Kerouac fino ai cantori dell’America dei perdenti da Woody Guthrie a Warren Zevon. Sean Rowe appartiene a pieno titolo a questa schiera di musicisti, la sua vita divisa fra la passione urbana per bar fumosi in cui bere solitarie birre al bancone in compagnia del barista e lunghe peregrinazioni solitarie nella natura, solo con gli spazi sconfinati del suolo americano, imparando a convivere con l’ambiente selvaggio dei boschi per ritrovare se stesso, incarna perfettamente questi due aspetti molto caratteristici dell’animo americano. «Io non posso separare emozioni, sentimenti, sensualità, sessualità, vita e morte dalla natura. Essi sono intimamente connessi»: con queste parole Rowe sintetizza il suo rapporto con la natura selvaggia, da appassionato naturalista tiene dei corsi in cui insegna le tecniche e le conoscenze per sopravvivervi.
Alla soglia dei quarant’anni Sean Rowe è stato scoperto dalla Anti che lo ha messo sotto contratto, ha ristampato l’anno scorso il suo “Magic” originariamente uscito nel 2008, e adesso pubblica questo “The Salesman And The Shark”: il disco è stato registrato dal vivo in studio sotto la produzione di Woody Jackson che ne ha arricchito il suono, adesso Rowe ha alle spalle una band, coro e voci femminili, fra le altre Isobel Campbell e Pedra Haden, e duetta con Inara Gorge in The Wall. Bastano pochi secondi per restare colpiti dalla straordinaria voce di Sean Rowe, dal suo timbro baritonale, ruvido e profondo, fra Mark Lanegan, Tom Waits e Leonard Cohen, una voce che sa di polvere e sudore, evocativa di grandi spazi e struggenti solitudini, di sconfitte e di risalite, di colpa e redenzione. Talvolta gli arrangiamenti troppo ricchi o l’aggiunta del coro, penalizzano la carica emotiva della voce di Rowe, ma è solo una piccola pecca in un disco dalla forte carica emozionale, che, se non si ha il cuore di pietra, coinvolge e non lascia indifferenti.
Dodici brani compongono questo “The Salesman And The Shark”, l’iniziale Bring Back The Night è una scura ballata con un giro di basso che ne sottolinea la tessitura drammatica; The Lonely Maze, una riflessione sulla natura, «ho visto l’universo in un filo d’erba»; Joe's Cult suona come un esplicito omaggio al maestro Tom Waits, in Signs e The Wall i toni si fanno intimi e malinconici e in quest’ultima sono contenuti i versi che danno il titolo al disco «There's a shark on the ceiling/And a salesman in my head.». Grandi praterie e senso di libertà si respirano in Horses, il brano più rock dell’album, nel quale i violini echeggiano Paint It Black; Downwind ci mostra ancora uno Sean Rowe alle prese con una riuscita rock song dal complesso arrangiamento, Nick Cave riletto da Howe Gelb; Old Shoes è brano ispirato e commovente.
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