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5 Luglio 2015 ,

Rickie Lee Jones THE OTHER SIDE OF DESIRE

2015 - Autoproduzione
[Uscita: 23/06/2015]

Stati Uniti  #consigliatodadistorsioni    

 

jones2Molti anni fa, complici un paio di dischi azzeccatissimi e una presenza scenica invidiabile, Rickie Lee Jones era apparsa come l’unica alternativa possibile a Joni Mitchell per lo scettro di regina delle folk singer. Poi un paio di dischi sottotono, crisi personali, il gusto del pubblico manipolato da MTV, e anche Rickie sembrava destinata alla categoria “personaggi che credevamo scomparsi”, al punto che alcuni siti erroneamente hanno presentato questo “The other side of desire” come primo disco da dieci anni a questa parte. Non lo è, nel 2012 ha inciso un disco di covers, “The devil you know” e nel 2009 uno di inediti, “Balm in Gilead”, dove però molti brani sono ripescaggi dal passato. Semmai questo è il primo che sceglie di finanziare autonomamente con al raccolta di fondi in rete (o “crowdfunding”)  e con la vendita ai concerti. Mette tristezza pensare che un’artista di tale valore sia snobbata dall’industria musicale, ma questi sono i tempi che corrono. Ma lasciamo da parte le polemiche sterili e parliamo del disco. Che è bello, non avevamo dubbi. Musica non databile, rock, jazz, blues, soul mirabilmente fusi. La musicista, come anche Ani Di Franco, ha lasciato la natia Los Angeles per trasferirsi a New Orleans in cerca di ispirazione. L’ha trovata: il disco è riuscito.

 

jonesForse un po’ troppo vario nell’ispirazione, ma lo si può anche considerare un buon compendio di musica americana. L’iniziale Jimmy Choos è una pop song sofisticata, molto ben arrangiata, senza suoni leccati da major ma begli impasti di chitarre e organo. Valtz de mon pére è un country non melenso, J’ai connais pas un blues, così come Haunted, uno dei vertici della raccolta. Nei brani seguenti spunta anche il soul, vedi Blinded by the hun, possibile omaggio ad Al Green, e ci fa molto piacere. La voce della signora Jones si è jones1evoluta, inspessita, è diventata più versatile, pur mantenendo il suo inconfondibile timbro adolescenziale. La ballata è il genere prevalente, in passato Rickie Lee aveva avuto una svolta religiosa, ma in questo disco non traspare. Chi ha amato questa grande interprete e cantautrice fin dai tempi di Chuck E.’s in love non rimarrà deluso, e deve procurarsi questo disco, sperando di vederla anche esibirsi dal vivo nelle nostre lande. Potremmo concludere col classico “ben tornata Rickie”, ma per noi non se ne era mai andata via.

 

Voto: 7.5/10
Alfredo Sgarlato

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