Tord Gustavsen Trio THE OTHER SIDE
[Uscita: 31/08/2018]
Norvegia #consigliatodadistorsioni
Ennesima fatica in casa ECM Records per il pianista norvegese Tord Gustavsen, che in compagnia del suo rodato e fidato trio: Sigurd Hole al contrabbasso, che ha sostituito Mats Eilertsen nel 2014 nel Tord Gustavsen Quartet, e l’onnipresente Jarle Vespestad alla batteria, ci propone uno dei suoi lavori più coesi ed ieratici. Solo sette delle dodici tracce sono a firma dell’artista di Oslo: tre brani sono di Johann Sebastian Bach, uno del compositore classico norvegese Ludvig Mathias Lindeman e i rimanenti brani della tradizione popolare. Il filo rosso che accomuna l’album è la rilettura della tradizione popolare norvegese e un omaggio all’adorato Bach. The Tunnel rapisce immediatamente con la sua scala minore ed il suo incedere barcollante sostenuto dalla batteria di Vespestad che pare quasi incespicare nel suo stesso ritmo. Kirken, den er et gammelt hus si apre con il contrabbasso impalpabile ed il tema viene esposto mestamente, si ha una sensazione avvincente e liberatoria: i tempi sincopati del batterista ed il contrabbasso di Hole, con la sua anima umbratile, permettono questa fragile magia.
Schlafes Bruder, tratta da Bach, diverte fino all’inverosimile: è curioso pensare di introdurre il blues su un brano classico ma Gustavsen (al centro nella foto) riesce in ciò con un naturalità memorabile. O Traurigkeit, altro brano Bachiano, mantiene l’impostazione classica e formale puntando all’incipit con un crescendo esaltante che travolge per forza ed impeto, sostenuto qui dal contrabbasso, usato con l’archetto, di Hole. Re-Melt ripropone la medesima melodia di The Tunnel con piccole variazioni sul tema e la batteria che sostiene il piano con un groove accattivante. Se Curves è una splendida e semplice ballad dalla sfumature melanconiche, Duality sembra voler elevare il motivo verso l’intangibile, il metafisico, con un piano che si muove con note singole, il contrabbasso che offre un uso prepotente dell’archetto e Vespestad che usa in prevalenza i tom-tom e i piatti per creare fragilità ed assenza. Un album importante che si manifesta con una certa sacertà musicale, riprende le tradizioni popolari e riesce, con incredibile sintesi, a far convivere l’afflato classico con il jazz ed il blues.
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