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21 Dicembre 2014 ,

The Empty Hearts THE EMPTY HEARTS

2014 - 429 Records
[Uscita: 05/08/2014]

USA                                                                           # Consigliato da Distorsioni

the empty heartsPer descrivere gli Empty Hearts potremmo coniare il termine retro-supergruppo. Si tratta infatti di una nuova band composta da ex-membri di formazioni apparentemente non troppo affini tra loro, tutti comunque affermatisi tra la fine dei 70's ed i primi 80's, che però ha scelto di collocarsi in una sorta di limbo temporale intorno al 1966-67. Alla voce e alla chitarra ritmica Wally Palmar, già nei Romantics (qualcuno ricorda What I Like About Like You? discreto successo del 1980); alla chitarra solista l'ex-Cars Elliot Easton; Andy Babiuk al basso, proveniente (lui sì) dagli integralisti del garage revival anni '80 Chesterfield Kings ed infine Clem Burke, altro veterano, per anni dietro i tamburi dei Blondie. E' facile immaginarsi quale sia stata la molla che può aver spinto questi quattro ex-giovanotti a riunire le proprie forze per far nascere questa formazione. Anche le più famose, tra le rispettive band di provenienza, sono ormai in una poco stimolante fase di stallo. I Cars hanno infatti già giocato almeno un paio di volte la carta della reunion, ma anche l'ultima, che ha prodotto l'album "Move Like This" del 2011, con il rientrante leader Rick Ocasek, è passata inosservata. E anche per i Blondie, il ritrovato successo di fine anni 90, appare ormai difficilmente ripetibile.

 

emptyPerché non riunire le forze allora e ripartire da quando tutto ebbe inizio, da quando quegli allora ragazzini americani si appassionarono alla musica che usciva dalle radio? E' la stagione della prima British Invasion a cui guardano gli Empty Hearts: Rolling Stones, Yardbirds, Kinks e Who e poi via via tutti quegli emuli che, anche negli USA e con un certo successo, si affrettarono a seguirne le gesta: Paul Revere & The Raiders, Standells, Monkees, American empty1Breed e via dicendo. Gli Empty Hearts non cercano quindi di recuperare le sonorità di oscure band del tipo di quelle recuperate su compilation garage seminali come "Pebbles" o "Back From The Grave". La copertina del loro disco comunque non fa niente per nascondere quali sono i punti di riferimento degli Empty Hearts: pare di trovarsi di fronte ad emuli americani dei primi Who e lo stesso nome (il titolo di un brano dei primi Stones che, si dice, consigliato loro da Little Steven), la dice lunga sull'immagine che intende dare il gruppo. La partecipazione, quale tastierista e membro aggiunto dell'ex-Small Faces-Faces Ian McLagan (purtroppo recentemente venuto a mancare), garantisce poi un timbro di autenticità.

 

heartsAnche la musica del lavoro conferma che non ci troviamo davanti ad un'operazione strettamente filologica. Sarà colpa di Wally Palmer, che in quanto voce solista ed avendo già percorso quei territori necessariamente tira le fila del gruppo, ma qui siamo più dalle parti di quel power pop che sul finire dei 70 cercava a sua volta di riprendere proprio le atmosfere della prima British Invasion. Tutto torna allora, visto che anche le prime mosse dei Cars e dei Blondie non erano certo distanti da quel mondo. Da una parte quindi spuntano richiami espliciti ai Kinks o agli Who (come ad esempio in Soul Deep, che sul riff chiaramente derivato da You Really Got Me, innesta un cantato che rimanda a My Generation), mentre dall'altra il suono un po' fracassone delle chitarre fa pensare più ai Cheap Trick (o appunto ai Romantics), che ai Love o agli Electric Prunes. Per quanto il disco scorra via in maniera piacevole, la ricerca esasperata dell'anthem radiofonico da FM a stelle e strisce (come in I Don't Want Your Love If You Don't Want Me), oltreché fuori tempo massimo toglie forse qualcosa al risultato finale. L'episodio che si lascia preferire è forse Fill An Empt Heart, in cui la band solleva un po' il piede dall'acceleratore e lascia affiorare echi degli Zombies.

 

Voto: 7/10
Filippo Tagliaferri

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