Jeffertitti’s Nile THE ELECTRIC HOUR
[Uscita: 29/04/2014]
# Consigliato da Distorsioni
"Chi ha bisogno di allucinogeni quando puoi avere Jeffertitti’s Nile?» così recita una recensione del disco della band losangelina letta di recente sul web: ebbene possiamo dirlo con sicurezza dopo aver ascoltato più volte questo album, non si tratta affatto di un’esagerazione, ogni nota contenuta in “The Electric Hour” vi incatenerà all’ascolto, escludendovi dal mondo circostante, in un’esperienza quasi mistica nella quale sarete travolti senza poter e voler far nulla per opporvicisi. Jeffertitti’s Nile è la creatura di Jeff Ramuno, alias Jeffertitti Moon, bassista in Father John Misty di Josh Tillman che qui ricambia suonando la batteria in quattro brani. Registrato durante una parentesi fra due tour con la band di Tillman, in tre differenti studi della città californiana e con la collaborazione di diversi musicisti di Los Angeles, il disco soffre forse di una mancanza di compattezza e di unitarietà, ma non è poi detto che questo sia un difetto, largamente compensato com’è dalla ricchezza delle soluzioni musicali, dalla grande energia e creatività e dalla capacità di orientarsi fra le diverse influenze, psichedelia, punk, blues, hard rock, space rock, trance, folk, con originalità e sfrontatezza fricchettona.
Si comincia subito col botto, una versione furiosa, allucinata in cui sembra concentrarsi la potenza dei Blue Cheer e dei Queens of The Stone Age, di Blue Spirit Blues, cover di un brano portato al successo nel 1929 da Bessie Smith, una versione impressionante per forza espressiva che ci introduce in modo brusco e perentorio al sabba lisergico che ci attende nelle restanti otto tracce, un mix poderoso e scintillante di energia garage, trance psichedelica e space rock, dove le chitarre terribilmente distorte sfociano in scie inquiete di synth, in cori dalle coloriture dark, in lancinanti e mitraglianti riff chitarristici. Impressionante la capacità di cambi di ritmo che creano atmosfere inattese e ammalianti, come nella magniloquente No One, dove accese chitarre garage si trasfigurano in cori di derivazione pinkfloydiana, o in Stay On dove riff di chitarra orientaleggianti si inacidiscono nelle distorsioni e nelle fughe space rock o rallentano in cadenze ipnotiche. Il cerchio di questo intenso e mirabolante viaggio psichedelico si conclude con i poco più di nove minuti di The Day Sky Fell, una trance lisergica che inizia su un avvolgente e ipnotico ritmo, fra Quintessence e Amon Duul, che poi sembra via via liquefarsi e dissolversi: è l’effetto dell’allucinogeno regalatoci dai Jeffertitti’s Nile che sta lasciando la nostra mente, ma difficilmente resisteremo alla tentazione di riascoltarlo. A fronte di questo eccellente ed emozionante “The Electric Hour”, ricco arcobaleno sonoro di suoni lisergici, i dischi, pur buoni, di altre giovani band che si rifanno alla psichedelia, come Temples o Morgan Delt, rischiano di sembrare innocue pastiglie per la gola e non bombe lisergiche come quelle preparate dalla band losangelina e allora partiamo felici in trip con i Jeffertitti’s Nile come maestri di cerimonia.
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