Tom Morello THE ATLAS UNDERGROUND
[Uscita: 12/10/2018]
Stati Uniti
Dopo l’epopea crossover senza termini di paragone dei Rage Against the Machine, dopo l’avventura in chiaroscuro con gli Audioslave e il decisamente poco fortunato tentativo di rimettere in piedi quel che restava dei RATM con i Prophets of Rage, dopo una serie infinita di collaborazioni e progetti laterali (The Nightwatchman su tutti), Tom Morello finalmente decide di mettersi in proprio. “The Atlas Underground” è il suo primo disco solista, che in qualche modo porta a compimento il percorso artistico e umano di un chitarrista e compositore innovativo e geniale, ma che forse il suo meglio l’ha dato ormai 20 anni fa. “The Atlas Underground” suona come un nuovo tentativo di riprendere le fila del discorso interrotto nel 2000 con la fine dei Rage Against the Machine, provando ad aggiungere qui e lì qualche nuova influenza figlia della musica contemporanea. Morello chiama a raccolta una serie pressoché infinita di artisti (un gruppo veramente eterogeneo, forse troppo) e li piazza a collaborare nelle 12 tracce che portano infatti tutte la dicitura feat… L’intenzione dell’artista sembrerebbe quella di unire il suo peculiare “scratch” di chitarra con le perturbazioni elettroniche; il risultato però non convince. Il suono che ne viene fuori è artificioso, impastato, troppo pomposo per sembrare naturale, e anche la collaborazione con tutti questi artisti passa dall’essere un bonus al diventare estremamente dispersiva e caotica. Confusione traspare fin dal primo brano, Battle Sirens (feat Knife Party), con un intro in pieno stile RATM che poi sfocia in un mood elettronico troppo accentuato per essere coerente con le tessiture di chitarra.
Più logico, invece, sembra l’utilizzo dei suoni nella successiva Rabbit’s Revenge, impreziosita dalle parti rappate di Bassnectar, Big Boi e Killer Mike. Le atmosfere proseguono fra alti e bassi un po’ per tutto il disco: fra i pezzi migliori si segnalano We Don’t Need You, con Vic Mensa, Find Another Way, con Marcus Mumford e Lucky One, con K.Flay, mentre proprio non convince How Long, con il famoso produttore e deejay nippo-americano Steve Aoki e Tim McIlrath, frontman dei Rise Against, che sembrano fare a pugni tra di loro nel marasma di suoni più da discoteca che da album crossover. Piccola nota di merito per Vigilante Nocturno (feat Carl Restivo), brano strumentale che in qualche modo riesce ad amalgamare in maniera un po’ più logica tutto il grande calderone di suoni voluto da Morello in maniera forse un po’ troppo pretenziosa. Questo “The Atlas Underground” insomma è qualcosa a metà fra un esperimento mal riuscito e un vero e proprio pasticcio. Dopo tanto girovagare, per Morello si avvicina il momento di trovare una strada definitiva da seguire fino in fondo. Sperando, ovviamente, che non sia questa.
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