Prophets of Rage PROPHETS OF RAGE
[Uscita: 15/09/2017]
Stati Uniti
Sin dal primo disco dei Rage Against The Machine Tom Morello usa la sua chitarra come un kalashnikov puntato sulle ingiustizie del mondo occidentale. Oggi, a distanza di 25 anni le armi sono ancora ben piantate, la band ha un nome diverso e i nemici da combattere non sono più gli stessi, ma se i tempi sono cambiati la grinta è rimasta ed è con questo presupposto che si può ascoltare il nuovo omonimo disco dei Prophets of Rage, nient’altro che la nuova reincarnazione dei R.A.T.M. Dopo l’abbandono di Zach De La Rocha i tre membri rimanenti non hanno mai voluto smettere di suonare insieme. Già nel 2001 Morello, Commerford e Wilk, insieme al compianto Chris Cornell, si ritrovano sotto nome Audioslave ed ora, prendendo come causa scatenante l’ascesa presidenziale di Trump (messo alla berlina con il suo entourage presidenziale nel video e nel testo di Hail to the Chief), è il turno cambiare ancora forma alla macchina e di inserire alle voci Chuck D dei Public Enemy e B-Real dei Cypress Hill. Nonostante le proteste a suon di chitarre distorte Trump viene eletto ugualmente come presidente degli Stati Uniti, ma Morello e soci non si perdono d’animo ed ecco il primo disco di inediti.
L’omonimo “Prophets of Rage”, suonato senza dubbio con grande energia e impatto invidiabile, pare in realtà parecchio vecchio per essere stato pubblicato nel 2017, sembra infatti che sia stato messo nel congelatore per più di vent’anni e tirato fuori solo ora. Chi suona qui non è più un ragazzo e si ritrova completamente fuori dal tempo, la protesta fatta in questo modo non rispecchia più la voce dei giovani (che inneggia sempre più di rado alla lotta e che prende forma con armi diverse) ma solo quella di qualche comunistoide nostalgico delle rivoluzioni passate. La protesta, nel 2017, è diversa, si combatte per altre vie decisamente più moderne e social rispetto al combat rap. I tempi dei rapper old school sono finiti, morti e sepolti, come la gran parte degli artisti di quel periodo. Le tematiche di Prophets of Rage risultano essere banali e scontate, così come la musica in sé. Sì, riascoltiamo le effettistiche esaltate di Morello in brani come Unfuck The World e le stupende linee di basso elettrico suonate da Commerford, ma il problema sta proprio lì. Già da Radical Eyes, questa esplosiva miscela musicale fa sembrare il disco come un’appendice di un lavoro postumo dei RATM. Forse è proprio questo il gigantesco handicap dei Prophets of Rage: se con gli Audiolave c’era stato uno stacco netto per via della voce e per le ritmiche più hard rock, qui si ritorna indietro, senza troppi problemi si riesce a cantare Bulls on Parade sulla grande maggioranza dei brani. Non è finita qui, l’apice della tristezza si tocca con Legalize Me, un pezzo molto West Coast sulla legalizzazione delle droghe che fa sorgere implicitamente la questione se c’è davvero bisogno, in un paese come gli Stati Uniti (in cui la marjuana è legale in quasi un quinto dei singoli stati) di una canzone ancora riguardante questi temi, così come, nel 2017, c’è davvero bisogno di un disco del genere?
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