Foo Fighters SONIC HIGHWAYS
[Uscita: 10/11/2014]
USA
Dopo sette album, l'idea di Dave Grohl e soci è stata quella di pubblicare un nuovo disco associandolo a una mini-serie televisiva di otto puntate (dirette dallo stesso Grohl) che narrano la genesi di “Sonic Highways”. Idea che poteva anche essere valida, se al tempo stesso fossero riusciti a realizzare qualche bella canzone. Perchè, per quanto banale possa sembrare, per fare un buon disco servono appunto le canzoni. Quello che troviamo dentro Sonic Highways non è esattamente il meglio del repertorio dei Foo Fighters. Intendiamoci, tutto è scritto e suonato alla perfezione, e siamo certi che questi pezzi fra pochi mesi faranno faville a ogni concerto. Il problema è che davvero sembrano state scritte con questa formula ben piantata in testa, un lavoro studiato a tavolino insomma.
Se i FF autori di quel perfect pop che ha fatto anche scuola, a volte pure appassionato nelle sue epiche ballate, potevano avere qualcosa da dire, qui non troviamo nulla di minimamente spontaneo. E' un diluvio di mainstream rock, gradevole e veloce, ma che non ricorda nemmeno lontanamente il loro passato. Dall’innocuo crescendo di Something For Nothing (Chicago) agli archi romantici che chiudono la super-ballatona I Am A River(New York), non c’è granché, giusto qualche nostalgia in Subterranean (Seattle) e le schitarrate da viaggio di Outside (Los Angeles), con ospite Joe Walsh. Pressoché inconcludenti i power-pop In The Clear (New Orleans) e Congregation (Nashville), così come il rockettone The Feast And The Famine (Washington).
La cavalcata elettrica in due parti What Did I Do?/God As My Witness (Austin) paga dazio al dozzinale FM 70’s rock. Il numero otto ritorna come un mantra: otto le canzoni, otto le città, otto i documentari, otto gli ospiti, per l’ottavo album dei Foo Fighters, sviluppato percorrendo in lungo e in largo le autostrade degli Stati Uniti. Sonic Highways è un progetto con una forte idea caratterizzante di fondo e per questo forse sarà ricordato nel tempo, ma a parte il contorno manca la musica. Se vi piace il rock di matrice classica, l'AOR magari ben fatto, un tantino patinato, rassicurante e con canzoni canticchiabili, sarete senz’altro a vostro agio. Se invece dal rock oggi continuate a pretendere spunti più interessanti e trame meno lineari, allora state alla larga. La produzione è imponente, il plot chiaro: da tanta pomposità era lecito aspettarsi qualcosa in più.
Pur non essendo un fan dei Foo, trovo questa recensione abbastanza ingiusta. Il progetto che ha fatto da genesi al disco è di primissimo livello. Tutti gli 8 documentari sono interessantissimi e si esce arricchiti dalla loro visione. Grohl è il cerimoniere che volta per volta ci introduce e ci accompagna alla riscoperta del suono e delle scene musicali della città in oggetto. Lo fa con modestia, passione e senza troppi personalismi, lasciando ai vari protagonisti il ruolo più importante. La carrellata è impressionante e composita: dai Jesus Lizard a Buddy Guy, dai Fugazi a Dolly Parton. Quindi, voto al disco 6, a Grohl e ai doc 9. Media 7.5!
Saluti e Auguri
grazie per il suo articolato parere signor Giorgio, valido quanto la recensione. Però la recensione si riferisce nella fattispecie ai contenuti musicali del disco, non al progetto globale – di grande livello come lei afferma – messo su da Grohl. Saluti e tanti auguri anche a lei.
p.w.boffoli
dir.edit.art.