The Icarus Line SLAVE VOWS
[Uscita: 22/07/2013]
# CONSIGLIATO DA DISTORSIONI
Potremmo definire questo quinto album della formazione statunitense, capitanata da Joe Cardamone, un biglietto di sola andata per i più profondi e oscuri angoli del rock. “Slave Vows”, primo disco con il nuovo batterista Ben Hallet, e primo lavoro pubblicato per l’etichetta inglese Agitated Records, giunge a distanza di due anni da “Wildlife”, 2011. Il nuovo lavoro si presenta con una splendida copertina dal fascino sinistro e sarà probabilmente (lo diciamo subito!) nella nostra Top Ten del 2013. Una traversata allucinante su sentieri tossici e oscuri che segnano un ritorno alle origini della band ed a certe sonorità lugubri e dannatamente stoogesiane dei primi album. Caos, rumore, dolore e rabbia sono gli ingredienti di un magma musicale che avanza in tutto il suo terribile splendore lungo le 8 tracce del disco. Se il precedente lavoro si presentava con un suono grezzo e poco compatto, “Slave Vows” è carico di pathos e potenza distruttiva, materializza scenari apocalittici tra post-hardcore, psych-garage e blues asfissiante, insomma siamo di fronte all’apice raggiunto dalla band di Los Angeles.
Un’ irradiante potenza colma di disperazione, distorsioni soniche, sussulti di rock rabbioso che spaccano il disco in due entità musicali: una melodica, tetra e affascinante, l’altra distruttiva e lacerante, al limite della follia. Tutto sembra tingersi di nero mentre calano le tenebre sulle note di Dark Cicles, 11 minuti di mantra oscuro, poi l’agghiacciante tensione di Don't Let Me Save Your Soul, divampante in un incendio sonoro di straordinaria potenza. Le terrificanti onde elettriche di Marathon Man sono un uragano di collera che si placa nelle palpitanti note della bellissima Dead Boy. Il delirio asfissiante di No Money Music riporta alla mente i Grinderman di Nick Cave, e dopo City Job viene l’esplosione viscerale di Laying Down for the Man, un turbine di follia psichedelica disintegrantesi in Rats Ass, brano finale dell’album. “Slave Vows” è un disco che lascia una cicatrice nell’animo dell’ascoltatore; un’incandescente opera che si snoda tra allucinazioni, riverberi, grida e squarci sonori estenuanti: un lavoro sublime e di straziante energia, che proviene direttamente dalle desolate lande dell’inferno.
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