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14 Febbraio 2015

Sun And The Wolf SALUTATIONS

2015 - World In Sound
[Uscita: 09/01/2015]

Nuova Zelanda  #Consigliato da Distorsioni     

 

sun and the wolf- salutationsIl loro nome dirà poco o nulla ai più, ma i musicisti qui coinvolti provengono da una lunga gavetta nel rock’n’roll, infatti fino al 2008 si chiamavano The Have ed ebbero nel loro paese, la lontana Nuova Zelanda, un buon successo con il loro selvaggio garage rock che li ha portati a esibirsi in festival internazionali e ad avere il loro primo disco prodotto da Barrett Jones (Nirvana, Melvins). Ma evidentemente i nostri erano ansiosi di nuove avventure, così sei anni fa si trasferiscono a Berlino, cambiano nome in Sun And The Wolf, nel 2012 pubblicano “White Buffalo” e infine arruolano il polistrumentista e bassista greco Achilles Champilas e danno vita a questa nuova e ambiziosa opera seconda. Ormai il loro sound si è sempre più allontanato dalle origini dando vita a una più meditata psichedelia nella quale trovano sintesi influenze molto varie, la drone music, le morbide armonie beatlesiane, la vena mistica orientale, le ritmiche tribali. “Salutations” è un disco che piacerà senz’altro ai cultori del genere, i giovani neozelandesi dimostrano una buona personalità, il loro attingere a modelli pregressi non si annacqua in un didascalico citazionismo, ma ha freschezza e imprevedibilità.

 

Nove i brani che compongono l’album e che si caratterizzano sì per le belle armonie vocali di stampo pop psichedelico, ma anche per concedere largo spazio alle evoluzioni strumentali, nelle quali il ruolo principe è assunto dalle chitarre prepotentemente distorte. In 87 Years prevale l’ipnotico ossessivo groove ritmico, mentre Waves in Front Me parte come fossero i Goat, le chitarre distorte e le ritmiche sembrano quasi una citazione, masun naturalmente il cantato è decisamente meno selvaggio di quello orgiastico degli svedesi e sviluppa il brano in modo personale, in un pop psichedelico dai forti connotati ritmici. Settle Down ha un ipnotico travolgente groove circolare sul quale le chitarre disegnano vibranti distorsioni, All We Need mescola melodie beatlesiane a ritmiche ipnotiche di stampo orientale e nevrotiche chitarre fuzzy. Into the Mess conquista con un acidissimo e prorompente assolo della chitarra solista di grande forza, la conclusiva Never Sorry è un piccolo gioiello di pop delicato e occhieggiante ai Sessanta con l’indolenza e la flessuosa pacatezza di una buona dose di sostanze psicotrope, sicuramente il modo migliore per lasciare chi ascolta con qualcosa di buono nelle orecchie e nella mente.

Voto: 7.5/10
Ignazio Gulotta

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