Richard Youngs REGIONS OF THE OLD SCHOOL
[Uscita: 23/09/2013]
Una decina d’anni fa al museo d’arte di Goteborg era esposta un’installazione di un artista americano di cui colpevolmente non ricordiamo il nome, consisteva in una stanza nella quale entravi e venivi avvolto e sconvolto da una serie di rumori tanto penetranti quanto sgradevoli, un’esperienza sensoriale estrema e decisamente forte, soltanto alla fine venivi informato che quelle che avevi ascoltato erano registrazioni effettuate nella sala autopsie della morgue di Città del Messico. Ebbene a quell’esperienza abbiamo immediatamente pensato mentre con fatica e sofferenza ascoltavamo l’ultima fatica - maggiore la sua a realizzarla o la nostra ad ascoltarla? - del musicista scozzese Richard Youngs. In questi casi ci si chiede perché, chi ce lo fa fare a sottoporsi a un tale maltrattamento al cui confronto una lunga seduta dal dentista può apparire come un tranquillo relax? E’ vero che alle opere d’arte o di spettacolo noi non chiediamo soltanto svago, leggerezza, e rappresentazioni serene ed edulcorate, ci attrae ciò che ci turba, ci inquieta, rompe i nostri schemi, anche quello che ci fa soffrire - si pensi ai film dell’orrore - ma in questo caso si tratta di 5 canzoni e 70 minuti di autentico delirio solipsistico; Richard Youngs erge un muro sonoro dietro il quale si barrica con i suoi fantasmi e che sembra voler chiudere qualunque canale di comunicazione col mondo esterno.
Se, malgrado gli avvertimenti, volete ugualmente inoltrarvi nel disco, non temete, subito l’inizio è da shock, 15 terrificanti minuti di suoni abrasivi e disturbanti conditi dalla voce urlata, angosciante di Youngs che ripete ininterrottamente << Another sleepless nights>>. Certo dopo aver ascoltato questa Insomniac Takeover non vi attenderanno sogni d’oro, ma incubi e agitate notti insonne. E il resto non è certo molto più allettante, se avete odiato lo snervante susseguirsi dei suoni emessi dai giochini elettronici dei vostri figli o del bambino che viaggia accanto a voi nello scompartimento ferroviario: li rimpiangerete ascoltandoli distorti e ossessivamente ripetuti nei 22 minuti di Thoughtlife, ma quando e se arriverete alla fine di questi 70 minuti una cosa la avrete ottenuta, da quel momento in poi per voi la musica dei Nurse With Wound di Steven Stapleton vi sembrerà da serata conclusiva di Sanremo. Mentre l’eclettico Richard Youngs annuncia, quasi per contrappasso, un prossimo disco country, noi per rifarci un po’ da questa temperie sonora ci riascoltiamo uno dei suoi album più riusciti, in cui un misurato sperimentalismo si unisce ad un’ispirata vena folk, ed allora mettiamo sul piatto “The Naive Shaman” e decidiamo di perdonare lo scozzese per questo suo ultimo delirio.
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