AA.VV. Rangarang Pre-Revolutionary Iranian Pop
[Uscita: /11/2011]
L’etichetta Vampisoul, specializzata nel riproporre gemme perdute o dimenticate del panorama musicale internazionale, questa volta ci propone un interessante viaggio nella pressoché per noi sconosciuta musica pop dell’Iran pre Khomeini. Il titolo scelto “Rangarang”, arcobaleno in lingua parsi, fa riferimento a una celebre trasmissione televisiva, passerella obbligata per i musicisti iraniani. Come ci informa l’introduzione ai due cd curata da Bronwen Robertson, nella Persia di Rehza Pahlevi vi era una ricca produzione musicale che la rivoluzione islamica ha fatto scomparire una volta giunta al potere. I protagonisti di quella scena o sono stati ridotti al silenzio, se hanno scelto di restare in patria o sono stati costretti all’esilio; a Los Angeles si è costituita una comunità di artisti iraniani che ha continuato a fare musica e incidere dischi destinati al folto numero di emigrati lì residenti, tanto che si parla di una Teherangeles. Paradigmatica la tragica vicenda di Fereidoon Farrokhzad, suo il primo brano della selezione, un allegro e trascinante canto su ritmo da danza popolare russa, omosessuale dichiarato e oppositore del regime degli ayatollah: durante il suo esilio tedesco viene trovato morto in un lago di sangue nella sua abitazione, e molti sospettano che il suo assassinio sia stato organizzato dal governo di Teheran.
Governo che ha continuato nella sua politica repressiva verso la musica, i dischi devono avere l’approvazione del Ministero della cultura islamica - ci vogliono mediamente tre anni per eventualmente ottenere il via libera - che non è riuscito a ridurre del tutto al silenzio la gioventù del paese che, sia pure fra immense difficoltà (si pensi al film “I gatti persiani”), ha prodotto in questi anni band heavy metal e rap. I 28 brani presenti, scelti da Eva Garcia Bonito, rappresentano in modo significativo quella scena musicale che dominava le vendite nell’Iran dei ’70, musica leggera declinata secondo il gusto del mondo arabo, testi che narrano grandi passioni amorose e amori impossibili e tragici, canto dai toni spesso melodrammatici e accorati, arrangiamenti che uniscono la melodia e il ritmo occidentali con la tradizione musicale del paese, agli strumenti tradizionali si affiancano chitarre elettriche e batteria, o tastiere.
Negli arrangiamenti non è raro trovare sapori funk e latinoamericani: nei brani di Mehrpouya, Pooran e Hamid Shabkhiz fra gli altri, o ritmiche jazz. Le influenze rock si notano nelle apparizioni delle chitarre elettriche, mentre il prog e la psichedelia diventano protagoniste nel brano di Kourosh Yaghmaei, musicista di assoluto valore e che l’Occidente sta ora riscoprendo grazie alla fondamentale raccolta pubblicata nel 2011 dalla Now Again. Naturalmente è presente la massima diva della musica iraniana, GooGoosh, maestra indiscussa di canzoni tristi e malinconiche: dal 2000 risiede negli Usa e ha ripreso un’intensa attività concertistica, la sua fama si estende in tutto il mondo arabo. Molto ben curato il libretto che accompagna i due cd con note informative sugli autori, gli interpreti e i brani, ma è curiosamente assente la data di pubblicazione.