Leonard Cohen OLD IDEAS
[Uscita: 31/01/2012]
# Consigliato da DISTORSIONI
Un grumo di luce tuffato nell'ocra, appena screziato dal lieve viola del crepuscolo. Il suono di un violino nell'ombra di una stanza, pareti bianche macchiate di fiori immaginari. Una voce che erompe da luoghi incogniti del petto, entra come la lama ossidata di un coltello nel battito del cuore e lo rallenta, fino all'arrivo silenzioso della notte: la musica di Leonard Cohen. Così, ci appare, immaginificamente, il ritorno del poeta canadese alla pubblicazione di un disco di canzoni nuove, “Old Ideas”, dopo quel “Dear Heather” che pure risale, ormai, al 2004.Trascorrono gli anni, come brezza imbevuta di ruggine sul cuore, ma la sostanza artistica non cambia, si costeggia il miracolo della creazione di rinnovati giardini d'armonie, il crudo germoglio di emozioni irresistibili, parole e suoni come forgiati nel nulla delle origini, nel vuoto soprannaturale di uno spartito ancora da gremire coi segni di una scrittura imperscrutabile. Sembra ieri, poiché il tempo dell'arte contempla momenti sincopati e sublimi, che il Nostro elargiva le melodie di immortali capolavori: Suzanne, Joan Of Arc, The Partisan, Famous Blue Raincot, Sisters Of Mercy, I'M Your Man, Dance To The End Of Love... Dischi di “poesie”, sospesi tra Keats ed Eliot, tra William Butler Yeats e Lorca, a disegnare la parabola di un grande interprete dell'interiorità più abissale, ricca di suggestioni oniriche e di sfumature di sensibilità prossima al parossismo e all'annichilamento irreversibile.
Canzoni d'amore e di perdita dell'io, efflorescenze carnali in musica e simultanea ricerca dell'esilio nella parola scritta e cantata, a volte urlata a volte sussurrata, deflagrazioni di gioa e subitanee incursioni nelle paludi della solitudine; dalle nude pareti di una stanza a ore a sterminati roseti, recanti effluvi di brezze dorate. Tutto questo è Leonard Cohen. Non importa la sua biografia, nido di contraddizioni anzichenò, non importa il numero di amori suscitati e poi bruciati come alla fiamma ultraterrena di un fuoco ancestrale, conta solo la cifra dell'arte scolpita nel cuore stesso del reale, il grido trattenuto in calici di vento, pronto a versarsi in miele d'oro, fuori da labbra umane. Ed è così che va letto quest'ultimo album di Cohen, con lo sguardo ermeneutico del cuore. Sin dall'incipit, la bellissima e sinuosa Going Home, dove sulla consueta voce “rugginosa” di Leonard si innestano un morbido tappeto d'archi e un gradevole intarsio vocale femminile; e proseguendo per la meravigliosa Amen, dove la voce sembra scaturire da sorgenti arcane e insondabili, appena attraversate dal lieve suono di una tromba. Senza dire, poi, della stupenda Show Me The Place, sorta di nenia per voce, archi e piano, un volo nelle pure atmosfere “rilkiane” della melodia incorruttibile e soave. E ancora, l'incedere ora mellifluo ora inquietante di Darkness, con dei rilievi di organo Hammond che le conferiscono uno stile tipicamente sixties; e la voce strascicata e sofferente di Anyhow, da cui più che le parole sembra che erompano rantoli di un altro tempo.
La bellissima Crazy To Love You pare costituire l'attingimento della vetta artistica dell'album, si ha come l'impressione d'essere tornati ai tempi virtuosi in cui Cohen componeva immortali canzoni d'amore, poi entrate giustamente nella leggenda. Il resto del disco, da ora in poi, è in leggero seppur impercettibile calando, a cominciare dalla pur interessante Come Healing, per proseguire con la canzone forse meno riuscita del disco, Banjo, in cui l'amalgama tra la sempre splendida voce di Cohen e il controcanto femminile, non è del tutto compiuto, seppur l'intervento della tromba giunga a risollevarne un poco le sorti. Il livello torna ottimo con Lullaby, i toni si rifanno lievi e trasparenti come ali di libellula in un quieto volo notturno, e la finale Different Sides, costituisce la giusta epitome di un disco meraviglioso e intimistico, a un tempo potente e fragile nelle sue radici ispirative, che ci restituisce la figura di un Leonard Cohen ancora bruciato dal fuoco nobile della poesia, dove la somma degli amori vissuti, delle gioie fugaci e irripetibili, dei sogni spezzati ai piedi di albe d'alabastro, si fanno anelito d'assoluto, ardente ansia di purezza, nel cielo crepuscolare del cuore umano.
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