Daughter MUSIC FROM BEFORE THE STORM
[Uscita: 1/09/2017]
Gran Bretagna
La tempesta a cui si fa riferimento nel titolo del nuovo lavoro dei britannici Daughter è memento mori dirimente di “Life Is Strange”, un videogioco dalle ambizioni filosofiche incentrato sulla libertà di scelta. Arrivati alla seconda versione del gioco gli sviluppatori hanno alzato la posta in palio producendo un'avventura grafica ad alto tasso di velleità narrativa ed affidando la colonna sonora di questo imponente romanzo interattivo ai Daughter, i quali hanno sfornato così il loro terzo album in studio. “Music From Before the Storm” con le sue tredici tracce non si limita, però, ad accompagnare gli eventi sullo schermo, ma li riscrive in modo completo; la musica cessa di essere descrizione per farsi inscrizione attoriale. Impagabile la prova di Elena Tonra, la quale a dispetto della esitante fragilità degli arrangiamenti costruisce una solidità fatta di sospiri, restituisce tutte le sfumature possibili della precarietà e restituisce forse una prova da stato di grazia berniniano. Glass è il brano iniziale e la summa estrema di “Music from Before the Storm”, ma forse della poetica, come si diceva anni fa, dei Daughter: delay estremi a incorniciare voci e melodie esili, l’ostinazione incoraggiante della batteria a imporre tempi e umori; a mancare è soprattutto quel tocco da sofferenza pop che tanto aveva affascinato nel precedente “Not to Disappear” e che ritroviamo fotocopiato in Burns it Down.
Le difficoltà e la sfida sono abbastanza evidenti tanto più che in modo piuttosto palese e inconsueto per la band abbondano le parti di piano le quali hanno il solo scopo di favorire l’intrusione del giocatore nel mondo fantastico della narrazione grafica per poi sorprenderlo alle spalle con feroci agguati. The Right Way Round è la punta più alta toccata dall’arte di far necessità virtù, accogliendo l’ascoltatore/giocatore in un mondo incantato per poi aggredirlo frontalmente entrando nel vivo dell’azione. Non mancano le autocitazioni un pochino stucchevoli come la scolastica Voices che potrebbe tranquillamente essere uno dei brani esclusi per manifesta inferiorità dall’ottimo esordio della band con “If You Live”. Il resto è riassumibile in un piacevole ancheggiare ambient tra contrappunti vocali e sottigliezze metafisiche, talmente sottili che tendono a scomparire. Se, come diceva Kraus, la cultura è quella gruccia con la quale lo zoppo picchia il sano allora la scommessa dei Daughter è quella di porsi da entrambi i lati della disputa, lavorando per un videogioco pretenzioso come si farebbe per un’installazione da museo e al contempo trasformando una semplice idea ludica in una promessa di bellezza.
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