The Horrors LUMINOUS
[Uscita: 05/05/2014]
Inghilterra
The Horrors provengono da Southend-On-Sea. Una cittadina posta sul mare, all’estremo sud della contea dell’Essex. In questo contesto dove la creatività sembra non esser gradita, il gruppo ormai giunto alla quarta prova con “Luminous” tenta ancora una volta di evolvere il suo suono o quantomeno a non fossilizzarsi con quanto fatto nei precedenti lavori. Se l’esordio “Strange House” (2007) ha rappresentato un perfetto connubio con il nome della band - che volutamente si rifa’ alle ambientazioni del genere cinematografico omonimo - considerato il suo contenuto di aggressività, urla, sonorità Garage/Punk, in “Primary Colors” (2009) - un disco ambizioso e riuscito - già si era virati sulle rive meno burrascose del Post-Punk, dello Shoegaze, senza dimenticarsi di bussare di tanto in tanto al Krautrock dei teutonici Neu, adagiandosi perfettamente in ambientazioni tornate di moda in questi anni. Non stupisce il confezionamento sempre piu’ Psych/Pop delle tracce contenute in “Skying” (2011), caratteristica ancor più accentuat in quest’ultimo album. Fatta eccezione per l’intro di Chasing Shadows (una Für Immer dei Neu compressa in 3 minuti di synth, riverberi e loop, prima di deflagrare nei restanti 4 minuti di glam rock), e la parte iniziale di I See You (un incontro tra Neu, Vangelis e Michael Oldfield) il lavoro risulta ancora una volta compatto, laddove non c’è una sola traccia o anche una sola nota fuori dal coro: la virata è decisamente verso la darkwave dei Cure con pizzichi di Joy Division, ma senza la decadenza che permeava quegli affreschi. La voce, vagamente gothic, è riemersa dalle profondita’ marine in cui era imprigionata in Primary Colors, rendendo più palese il riferimento del cantato semi-baritonale del frontman Faris Badwan verso la leggenda Ian Curtis.
Il disco è in realtà una collezione di singoli da classifica: ai due già pubblicizzati So Now You Know (una pulsante synth/pop con tratti psych dal ritornello e ritmo coinvolgenti) e I See You (riferimento alla struttura dell’inno/bandiera del gruppo che fu Sea Within A Sea), si aggiungono Mine and Yours (unico esempio di voce nuovamente sott’acqua, traccia più breve e forse più riuscita del lotto), Sleepwalk (Cure tardi ’80 con un Robert Smith non più depresso), First Day of Spring (il cui finale porta in primo piano la chitarra elettrica che per tutto l’album si confonde in mezzo alle tastiere), In and out of Sight (dreampop dal basso pulsante e sdraiato su un letto di feedback e loop di chitarra e tastiera). Tutti pezzi in cui è la melodia a farla da padrone, se non fosse per ciò che resta dell’horror: la scenografia, in palese contrasto con la fotografia. “Luminosa” come l’essenza spensierata della maggior parte delle tracce. In Jealous Sun e Falling Star si intuisce una minor spontaneità compositiva, quasi a colmare con due tracce gradevoli e dalla struttura in linea con quel che sembra riuscir meglio agli inglesi (intro-strofa-ritornello-strofa-finale strumentale) ciò che manca all’otto per diventare dieci. Change Your Mind è forse il dipinto che tenta di differenziarsi dagli altri, attingendo sia dalla new-wave del Bowie berlinese sia da alcune sonorità pop di inizio anni ’60. Se non fosse per le atmosfere cupe, gli echi, le distorsioni e alcuni riff decadenti questo sarebbe a tutti gli effetti un disco pop, ma la bravura del leader e del resto del gruppo (senza dimenticare il produttore Craig Silvey) sta soprattutto nel confondere il prodotto finale grazie alle cornici, alle confezioni, strizzando l’occhio a ciò che è in voga al momento. Un lavoro calcolato meticolosamente, sia in produzione che in post-produzione, che quasi mai fa strappare le vesti dall’eccitazione all’ascoltatore, ma che forse scava il solco su quel che sarà il percorso futuro dei cinque provenienti dal “lato sud sul mare”.
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