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16 Febbraio 2018 , ,

Dommengang LOVE JAIL

2018 - Thrill Jockey
[Uscita: 26/01/2018]

Stati Uniti

 

La disseminazione, a partire dalla disparata provenienza dei suoi membri, è ciò che fa del trio rock Dommengang non solo il più chiacchierato del momento, ma anche il più squisitamente americano. Sotto la guida del poliedrico chitarrista Sig Wilson, spesso visto scorrazzare per la California in veste psych rock, il batterista Adam Bulgasem da Juneau e il bassista Brian Markham da New York, la band ritorna alla ribalta con un secondo album dopo il promettente “Everybody’s Boogie”. Eppure “Love Jail” non sviluppa nessuno dei sentieri lasciati interrotti, ma ne apre di altri meno impervi e più battuti. Se la scommessa con la quale i Dommengang avevano esordito era tutta centrata sulla ricerca di una melodia costruita tra una selva di suoni ruvidi, qui al contrario si tende a sfumare i contorni nitidi del rock di ascendenza freakbeat che in filigrana percorre trasversalmente tutto il disco, esprimendosi soprattutto nei riff aggressivi sostenuti da un 4/4 granitico, il basamento su cui si tiene l’intero edificio eretto dalla band.

 

Esemplare in questo senso Lone Pine, un santuario di sbruffonate e cadenze southern rock che si fa meno arrogante in Stealing Miles nel quale il discorso vira in un country rock dalle tinte più classiche. Piuttosto classicheggiante anche Lovely Place,  un blues psichedelico che però toglie il fiato per potenza e precisione nella ricostruzione certosina del suono seventies.  Se si aggiunge una piccola spolverata di Black Keys si ha l’episodio meno riuscito dell’album, Going Down Fast. Di tutt’altro spessore e tenore lo strumentale che reca lo stesso titolo dell’album e nel quale emerge cristallinamente la mano nella stanza dei bottoni di Tim Green e dei suoi Louder Studios. "Love Jail" è uno splendido scorcio sonoro su un tramonto californiano quando il sole lascia lo spazio ad una certa malinconia dello sguardo. Eppure stando al brano introduttivo, Pastel City, sembrava impossibile immaginare una sosta nel lungo viaggio on the road che la band ci prospettava tra Deep Purple e ZZ Top.  I'm Out Mine invece irrompe con la vigoria feroce di un rock & roll potente e schietto, di classica limpidezza. Non sarà la cosa più originale che si possa ascoltare, ma mentre scuotiamo la testa appagati non sembra essere un problema.

Voto: 7/10
Luca Gori

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