Little Steven SOULFIRE
[Uscita: 19/05/2017]
Stati Uniti #consigliatodadistorsioni
La faccia più rock tra quei Bravi Ragazzi dei Sopranos, impegnato com’era tra carriera televisiva e il ritorno nelle file della E Street Band, non si faceva vivo in proprio dallo scorso millennio, allorché dava alle stampe "Born Again Savage" (1999), bel manifesto garage che lo riaccreditava presso i fan che lo seguivano dai tempi degli Asbury Jukes e che non avevano digerito le uscite precedenti. Lasciate da parte le istanze socio-politiche che avevano caratterizzato la produzione degli anni ‘80 e ‘90. Little Steven (Miami Steve Van Zandt) con il nuovo "Soulfire" si riappropria di temi più personali e torna a tritare l’errebi tipico del Jersey Shore, meglio noto come Asbury Sound, crogiuolo nel quale si mescolano funky, blues, rock’n’roll e tanto sudore: il risultato rimanda inevitabilmente a personaggi quali Southside Johnny, Gary U.S. Bonds, ovviamente lo stesso Bruce Springsteen, ma il disco risulta comunque abbastanza personale da risultare credibile e persino entusiasmare, come si evince dalla festa di Ride The Night Away, titolo programmatico.
Dicevamo di Johnny Lyon, in arte Southside, o di mr. Bonds non a caso: nell’album Steven riprende alcuni dei brani scritti per questi artisti (Love On The Wrong Side Of Town, con bell’intro jingle jangle à la Tom Petty, e I Don’t Wanna Go Home per il primo, mentre Standing In The Line Of Fire titolava il disco del 1984 del secondo), ma oltre al classico suono “pieno”, roboante e ricco di fiati, c’è spazio anche per il blues canonico (Blues Is My Business), incursioni nel funky urbano (Down And Out In New York City) e spedite ballate che nascono alla Elliott Murphy e si evolvono nel più classico stile Springsteeniano (Saint Valentine’ Day ), stile che contagia anche la title track. Al punto che si attende sempre un’entrata del Boss, ma è del Bruce ante "Nebraska" che si parla, quello che oggi vorremmo fosse ancora in grado di fare dischi come quello che sta girando nel nostro lettore, suonato e cantato benissimo da un Van Zandt davvero sorprendente per l’interpretazione che riesce a dare di un genere che non credevamo avrebbe ancora potuto emozionarci (ascoltate il doo wop The City Weeps Tonight, ma assicuratevi di avere qualcuno da abbracciare al vostro fianco). Soulfire è un album che si ascolta tutto d’un fiato, diverte, commuove, fa cantare a squarciagola: un album fieramente rock, e non è assolutamente poco.
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