David Crosby LIGHTHOUSE
[Uscita: 21/10/2016]
Stati Uniti #consigliatodadistorsioni
Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando David Van Cortlandt Crosby, classe 1941, californiano di Los Angeles, aveva iniziato la propria carriera come fondatore e membro dei Byrds, band d’ispirazione dylaniana che ha un posto d’onore nella storia della musica del Novecento e che, con i suoi tanti indimenticati successi -Turn! Turn! Turn!, Ballad of Easy Ryder, Mr.Spaceman, le tante, ottime, versioni di brani di Dylan, prima fra tutte Mr.Tambourine Man che ha diviso gli onori con l’originale -, rappresenta una delle migliori esperienze di folk-country-rock, oltre ad essere un importante punto di riferimento per la controcultura americana degli anni a cavallo fra i Sessanta e i Settanta. Così come sono passati tanti anni dalle mitiche performance di CSNY, vale a dire il supergruppo -formato da Crosby con Stephen Stills, Graham Nash e, per un periodo un tantino più limitato, Neil Young- entrato anch’esso, come i Byrds, nella Hall of Fame. Poi, parallelamente con le vicissitudini umane del cantante-chitarrista, che l’hanno portato ad una salute precaria e ad un quadro psicologico non particolarmente stabile, è venuto il tempo dell’attività solistica: cinque album in tutto, ma con una pausa di oltre venti anni fra il terzo (“Thousand Roads”) e il quarto (“Croz”), che precede di soli due anni questa ultima fatica, “Lighthouse”.
Avevamo già accolto Croz con un certo interesse. Con Lighthouse abbiamo la conferma che David Crosby si trova in un evidente momento di rinascita creativa e musicale. Qui ha chiamato accanto a sé un giovane e talentuoso artista, il trentaduenne Michael League,leader degli Snarky Poppy, che ha composto con lui alcuni dei pezzi. League suona e arrangia, prendendo le distanze dalle istanze personali, per lo più orientate verso una fusion che si rifà al jazz e strizza l’occhio al prog, per assecondare il vecchio David nel creare una base musicale scarna e raffinata, che punta solo su un paio di chitarre acustiche e sul supporto di tre o quattro vocalist, bandendo ogni percussione (“l’unica percussione che si può sentire -afferma lo stesso Crosby in un breve video di “makin’ of” di facile reperibilità sul Web- è quella della mia fede nuziale sulla tastiera della chitarra”). Registrato agilmente, in due sole settimane, al Groove Masters di Santa Monica, l’album si compone di nove gradevolissimi brani: in apertura spicca la stupenda ballad Things We Do For Love, la chiusura è affidata all’interessante By The Light Of Common Day. In mezzo c’è The City, che ripropone le atmosfere del Supergruppo e contiene -è forse l’unica- un’assolo di chitarra elettrica che spezza la dimensione esclusivamente acustica del contesto. La voce di Crosby risulta limpida, non mostra i segni del tempo. E, ci informano, da questa nuova collaborazione sono venuti fuori molti più prodotti di quanti non ne siano stati pubblicati. Il che significa che dobbiamo aspettarci altro. Lighthouse: il faro di David Crosby può ancora illuminare la musica.
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