Juju La Que Sabe
[Uscita: 22/10/2021]
“La Que Sabe” è il nuovo lavoro del musicista palermitano Gioele Valenti che qui si presenta col nome d’arte JuJu, ma è conosciuto anche come Herself. Per chi ancora non lo conoscesse ricordiamo che il polistrumentista siciliano è ormai da tempo un nome importante della scena psichedelica, ai suoi dischi hanno collaborato membri dei Mercury Rev, Goat, Steppes e lui stesso ha partecipato a progetti altrui, oltre a una prolifica carriera solista è anche membro del duo Lay Llamsa ed è stato protagonista di molti festival all’estero dedicati alla psichedelia. Anche con questo album Valenti riflette sulle forze occulte, misteriose, primigenie che governano la vita umana e del loro rapporto col contemporaneo e il futuro. Partiamo dal titolo, “La Que Sabe”, colei che sa, la madre mediterranea, la strega, colei che minaccia l’ordine costituito, forza sconosciuta e misteriosa che la cultura industriale e razionalista tende a mettere da parte, a dimenticare. Nella sua ricerca musicale Juju ha esplorato vari territori fra il Sud e il Nord del pianeta, qui lo sguardo è più puntato verso una dimensione rock, non che manchino riferimenti all’afrobeat o al kraut, si ascoltino i sette ipnotici minuti del mantra lisergico di Nothing Endures, ma qui il post punk, la dark wave e lo shoegaze e perfino la dance sono gli elementi stilistici ricorrenti. Certo brani come Could You Believe trasportano il rock’n’roll in una futuribile discoteca psicotica, fra incubi e stordimento, ma d’altra parte c’è davvero qualcuno che immagina di poter ballare e dimenarsi in una dimensione allegra e spensierata mentre tutto intorno a noi sembrano materializzarsi i nostri peggiori incubi sociali? E allora ben vengano le note ultraterrene e l’inquieto viaggio cosmico della martellante Not This Time, il post punk di She’s Perfect, il futuro magmatico e indefinibile evocato dall’allucinata Walk The Line, il ritmo rallentato e vischioso delle atmosfere oscure, dark di 7 Days In The Sun allusivi di mondi sotterranei, lontani, inquieti, inquietudine che non si spegne con la conclusiva Beautiful Mother che si richiama alla donna sapiente, alla grande madre, fra splendide chitarre che disegnano strie di fuoco e la voce distorta che sembra provenire dalle viscere, mentre le percussioni dipingono scenari orientaleggianti. Psichedelia occulta, ipnotica con i sensi nelle cavernosità del passato e la mente che vaga negli scenari inquietanti del futuro e una musica sorprendente, ricca, viva in continua ricerca fanno di “La Que Sabe” uno dei dischi più intriganti e affascinanti usciti negli ultimi tempi.
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