Kandodo K2O
[Uscita: 19/08/2013]
“K2O” è il secondo LP per Kandodo, di fatto un pseudonimo per il chitarrista e tastierista inglese Simon Price, già autore di una ventina di dischi con gli Heads. Questo disco copre tre anni di registrazioni effettuate a Bristol, Londra, Memphis (Grace and omaggia Elvis Presley) e non meglio precisate spiagge italiane. L'amico Wayne Haskell ha suonato le parti di batteria e percussioni. Benché il disco sia in gran parte dedicato all'acqua le immagini mentali che la musica di Kandodo evoca sono desertiche. L'ossessivo riff di Slowah, con cui Price tortura la sua Fender Mustang distorta dal fuzz ci trasportano con la fantasia in Arizona, magari a bordo di un chopper, in mezzo a canyon di terra rossastra. Grace and, più d'atmosfera, è appesantita da una voce campionata. Dopo il brevissimo sketch Waves, solo un arpeggio con sullo sfondo rumori di onde, abbiamo il primo picco dell'album, Kandy rock mountain, tredici minuti di assoli di chitarre fuzz e wah wah, di cui i maestri della psichedelia americana, dai Quicksilver ai Thin White Rope, andrebbero orgogliosi. Parentesi: anni fa ascoltando un disco non c'erano dubbi se il gruppo fosse inglese o americano, a seconda di arrangiamenti e sonorità usati; oggi non è più così facile, prova ne sono questi Kandodo, dal suono che più americano non si può, sebbene ci siano influenze floydiane e altre che scopriremo durante l'ascolto, eppure inglesi come provenienza.
Musica assolata, desertica, lisergica. Le chitarre ricamano sovrapponendosi le une alle altre, esplorando le molteplici possibilità sonore dello strumento. Musica ossessiva, senza molte variazioni, che richiede lo stato d'animo giusto per essere ascoltata, una domenica d'estate può essere quello ideale. Calendario alla mano il titolo del brano seguente, July 28th, ci conferma le nostre sensazioni. Qui l'atmosfera si fa ancora più ossessiva, complice una batteria dai ritmi tribali, mentre Price suona la sua chitarra anche col glissando ricordandoci ancora di più il mondo del West ma anche David Gilmour e compagni. In questo brano un sintetizzatore, sempre distorto e minimale, gioca un ruolo molto più importante che nei pezzi precedenti. Gran finale con Swim into the sun, ventidue minuti e cinque secondi, ennesima variazione possibile sul tema di Hallogallo dei Neu! Una lunga cavalcata in cui le chitarre svisano alla grande mentre la batteria tiene un tempo semplice e ripetitivo, di quelli che i fan del Kraut rock definiscono “motorik”. I primi tre brani, va detto, sono piuttosto interlocutori e non sono nulla più che un'introduzione, ma dal terzo pezzo il disco prende quota. Imperdibile per gli amanti della psichedelia e per i nostalgici dei corrieri cosmici di Colonia e Dǜsseldorf.
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