Subsonics IN THE BLACK SPOT
[Uscita: 16/10/2012]
I Subsonics sono un trio proveniente da Atlanta, compaesani dei Black Lips, e da quest’ultimi definiti “la miglior band di Atlanta”. Attivi dal ’92 fanno ritorno sulle scene dopo 7 anni dal precedente “Die Bobby Die!” con un ennesima pubblicazione da parte della Slovenly, “In the black spot”. Laidi frequentatori della scena decadente nella New York di inizio ’70, ed estimatori tanto del sound di Velvet Underground quanto della successiva blank generation, fondono una chiara componente glam e rock’n’ roll in una personale chiave noir, e a tratti pure soul alla maniera di Make Up. A Rockin’ Clay Reed, figura centrale dei Subsonics nel ruolo di chitarrista cantante, piace gongolarsi in quell’attitudine stradaiola e degradata di cui Lou Reed fu inimitabile interprete, ma concedendosi nel contempo ad un chitarrismo nervoso, raffinato e mai scontato, mentre la sezione ritmica di Rob Del Bueno (già bassista con i Man Or Astroman?) e Buffi Aguero sostiene il tutto con un incedere preciso ma mai invadente.
L’album, che vede anche la partecipazione di ospiti come Matt Verta Ray (Speedball Baby) e Johnny Vignault (The Vendettas), si estende in 15 brevi canzoni, tese ed elettriche, che colpiscono sia per la padronanza del genere che per la scioltezza con cui la band se ne impossessa, e pur non vantando un songwriting originale, chiaramente debitore al Rock’n’roll animal, è a modo suo una piccola perla di sensazionale revivalismo, che riaffiora nell’esatto punto in cui il rock’n’roll di Little Richard passò il testimone ai prodromi del punk. In particolare si fanno apprezzare Too Damaged, She’s not dead yet, Haywire che nella loro stringatezza tratteggiano situazioni pregne di alienazione metropolitana. Una svolta interessante, e prova di maturazione per questa punk band dal carattere arty, che con “In the black spot” saprà farsi apprezzare anche dai non adepti del genere. Sciatti e irriverenti, sì, ma con stile da vendere.
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