NavenerA In Fondo
[Uscita: 13/09/2024]
NavenerA è il progetto solista del batterista Marco “Ciuski” Barberis, che, dopo aver suonato per trent’anni con band e musicisti come Ustmamò, Mau Mau, Cristina Donà, La Crus, ha realizzato l’album “In Fondo” nel quale canta e si fa accompagnare dal chitarrista Fabio Pollono e dal bassista Alec Dreiser. Ad accompagnare il disco c’è anche una graphic novel realizzata da Massimo Blangino, così le due opere vanno lette insieme in un intreccio narrativo in cui canzoni e fumetto si richiamano costantemente sia per la presenza di personaggi e storie in comune sia per la tematica di fondo che in entrambi i casi è quella di dar voce al mondo degli oppressi, di chi è privato della libertà o sottoposto a sfruttamento, che, sulla base della teoria antispecista sposata dai due autori, gli oppressi sono tutti gli esseri viventi. “In Fondo” si presenta in accoppiata col fumetto come un concept sulle condizioni di un mondo che sembra andare in una direzione contraria alla libertà e alla dignità sia degli uomini che della natura, ma è anche un inno a chi non si arrende e sceglie di combattere, i pirati, i ribelli, i diversi. Lo stile è quello di un vigoroso album di rock sincero e sanguigno, vengono in mente musicisti come Giorgio Canali o i Gang. Sono canzoni che suonano come un grido di ribellione, le chitarre sferzano l’aria come fiammeggianti scimitarre e la sezione ritmica trasuda vulcanica energia ad accompagnare testi che colpiscono in modo diretto e stringente. La bella ballata Il Grande Blu potrebbe essere considerato il manifesto del concept: «Questo mondo non mi piace più... Ogni luogo è pieno di parole vuote/ Ogni cuore ha perso la sua nobiltà/ E tu, uomo, hai ucciso la tua anima/ Io non abito già qui me ne voglio andare via», è il disagio che si prova a vivere in un mondo in cui il profitto e lo sfruttamento dominano la vita di uomini e animali, a questo mondo si deve urlare «Nooo!» come nel frenetico rock di Scimmie. Con Il Macellaio Barberis scrive una canzone contro la violenza rappresentata dal mangiare altri esseri viventi, mentre Il Ventre Della Terra con il ritmo incalzante impresso da percussioni tribali eleva un canto alla natura violentata dall’uomo, le chitarre si contorcono in Oro, Segni si discosta stilisticamente optando verso sonorità orientaleggianti in un’atmosfera onirica e psichedelica, chiude l’album Wakan Tanka, un inno a madre natura perché («ubriachi di civiltà, ma prima o poi tuto questo finirà») si presenta come un rock acido da vivere come un rituale propiziatorio.
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