The Splits II
[Uscita: 28/05/2015]
Finlandia #consigliatodadistorsioni
Splits sono un quartetto finlandese che ama le cose semplici. Apprezzano gli Spits, adorano le Slits ed il loro nome proviene dalla crasi dei nomi delle due band. Come implicito nel titolo dell’album, "II" è il loro secondo lavoro ed anche il precedente era senza titolo. Amano veramente le cose semplici. Hanno una marcata deriva garagey/lo-fi, ma sono quel tipo di band che potrebbe benissimo anche essere invitata ad una festa punk o suonare in un ritrovo post-punk. Nella loro musica si percepiscono a volte correnti sotterranee oscure, con liriche che subiscono un certo fascino gotico, mantenendosi comunque distanti dall’attuale, modaiolo, gothic revival. Come nei migliori esempi di garage rock, la loro musica é caratterizzata da un deciso contrasto tra melodie orecchiabili e voci aspre e crude che lavorano in parallela armonia evitando lo scontro. A volte si percepiscono sapori surf ed altre sono gli odori new wave a prevalere, ma tutto l’album procede in meraviglioso equilibrio, rifuggendo il rischio di raggiungere il punto di non ritorno, a realizzare un album che può essere gustato sia in una oscura cantina che in spiaggia. Dichiarare un tale amore per due dei grandi del punk, post-punk, e garage può essere un fardello difficile da portare, ma le Splits, nella loro breve carriera, sono riuscite a farlo con apprezzabile aplomb. Il primo omonimo album della band di Helsinki, uscito sull'etichetta tedesca Trash P, è stato puro Pacific Northwest Style con rock emotivo e doloroso al suo meglio e primitivismo emozionale di devastante esercizio garage. Il freddo e ventoso inverno di Seattle mischiato con trashy rock’n’roll, la sensibilità del suono Memphis e l’amore incondizionato per le oscure punk band degli anni settanta.
Ora sono tornate con una collezione di canzoni rubate al songbook Murder City/Dead Moon/Wipers, ma nel loro elenco di favoriti figurano anche Poison Idea, Testors, Pagans, Marked Men e Varuas, e dopo avere ascoltato il disco si comprende facilmente la reale portata che l’ascolto dei suddetti artisti ha avuto nel loro processo formativo e creativo. Nel breve volgere di nove canzoni, l’opera riesce a catturare un'istantanea efficace di un tempo e di un luogo specifico, di un miscuglio di diverse influenze che si uniscono per creare un inquietante album memorabile. Le canzoni parlano di cattiveria, di bambini cattivi, di amici che non sono tali e di cuori spezzati, ma in simbiosi con la musica possono essere benissimo metabolizzati e usati per continuare a piangersi addosso, chiusi nella propria cameretta a sorseggiare tè alla marijuana, oppure quali rimedi omeopatici ascoltandole nell’ i-Pod mentre si cammina sulla spiaggia sferzata dal vento a cercare di riordinare le idee per uscire dai propri buchi neri di tristezza. Se in Rotten Me le chitarre vengono contenute in un discreto rincorrersi a supportare la voce roca, a non meno di tre metri dal microfono, nella seguente Two Faces sono melodie tipicamente pop scandinave ad assicurare la tessitura sotterranea su cui innestare una serie di irresistibili arabeschi di cori. I Know fornisce i primi brividi veri, caratterizzata da un incedere epico ed armonie vocali ad evocare il punk di Orange County. Melody é puro assalto hard-core, ma con chitarre solamente punk ed i soliti cori, che caratterizzano tutto l’album, a stemperare il furore sonico. Il disco è arrangiato e prodotto benissimo. le Splits hanno presenza scenica, sono coperte di tattoos, fanno stage diving ed i loro concerti sono irresistibili. Il disco é entusiasmante ed il futuro é loro.
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