Your Army IGNITE
[Uscita: 25/01/2013]
L’album di debutto di questa formazione di Brighton, suona, a tutta prima, come una staffilata sui padiglioni auricolari. Your Army nascono in terra d’Albione e annoverano nella line-up la voce della front-woman Lucy Caffrey, la chitarra di Chris Skelly, il basso di Simon Key, la batteria di Andrew Hollick. Il disco è prodotto da Ace, Skunk Anansie, e i due sodalizi si ritrovano insieme in tour sui palchi del Regno Unito. Fin qui, nulla da eccepire: credenziali di rimarchevole pregio per questo “Ignite”, inciso per la label tedesca Intono. Un suono compatto, innervato nei tipici stilemi del punk-rock, la voce di Lucy che erige solide architetture nel contesto di una sezione ritmica che disimpegna il proprio compito con notevole diligenza, la chitarra, ora ruvida ora martellante, che lacera immaginari sipari tessuti nel rock più monolitico.
Sennonché, la voce pur correttamente impostata, assume non di rado i toni della monotonia, gli strumenti non sempre riescono a supplire a un generale senso di ripetitività. La prima traccia, Without Regret, dà il tenore complessivo del disco: voce sì aggressiva ma stereotipata, robusti assalti di basso e batteria, chitarra al vetriolo su base punk. A più ragionate coordinate di suono sembra inclinare inizialmente No Good, per poi impennarsi in scudisciate rock di buona lega, pur mantenendosi nel mood di un brano da hit, che se non è una colpa tuttavia lascia intravedere una costruzione artificiosa e tutt’altro che autentica dell’immagine dirt su cui gioca l’abile management del gruppo. Un brano che risolleva alquanto la qualità dell’album è certamente “10 Seconds”, travolgente cavalcata nei territori del selvaggio punk-rock. A un più classico stile hard rock risponde Killer, dove la struttura sonica assume forme assai lineari e ciascuno strumento recita la sua parte solistica con buoni esiti.
Altre tracce rilevanti: Valentine, con alternanze di duro punk e più geometriche forme di rock classico; la graffiante Started A Fire; la ben impostata Throw Up Your Flag, con però la voce della Caffrey quasi da rotocalco a inficiarne il valore, e la finale Chase The World, nella quale, ancora una volta, la voce, eccessivamente melliflua per appartenere a un gruppo che del punk fa il proprio emblema, ne rovina l’effetto complessivo. La sensazione che si ricava da questo “Ignite” è quella di un suono di potenzialità notevoli allo stato latente, ma troppo ammiccante allo show-business e troppo ansioso di “piacere”, teso alla costante ricerca di una captatio benevolentiae che ne mortifica gli esiti.
Commenti →