Elliott Smith “HEAVEN ADORES YOU” SOUNDTRACK
[Uscita: 05/02/2016]
Stati Uniti #consigliatodadistorsioni
L’omaggio affettuoso e personale ad un artista tenero ed indifeso, quello che nel 2014 è stato tributato ad Elliott Smith dal regista Nickolas Rossi, con il documentario “Heaven Adores You”, in un alternarsi di documenti visivi e testimonianze di amici, intesi a ricordare la figura dello sfortunato artista americano, morto suicida (ma in circostanze che danno all’evento un certo alone di mistero) nel 2003. Ad un anno di distanza dall’uscita del docu-film, ecco arrivare un album che ne raccoglie la colonna sonora e fornisce ai tanti ammiratori del song-writer di Omaha, Nebraska (sono tantissimi) nuovi documenti sonori e rarità. “Heaven Adores You Soundtrack” ha il merito di tracciare per sommi capi un’attività musicale purtroppo tragicamente interrotta e di fissare nel ricordo l’immagine di un delicato menestrello del pop d'autore più raffinato e gradevole.
Nato nel 1969, Steven Paul Smith, detto Elliott, divide la propria vita fra i due genitori divorziati, andando ad abitare ora con l’uno, ora con l’altra, ma sempre in contatto con la musica e il suo mondo: a nove anni comincia a suonare il pianoforte, a dieci comincia a comporre, quindi a partecipare a concorsi musicali, quasi sempre da vincitore, fino a quando decide di stare definitivamente con il padre psichiatra. Alla chitarra che il dottor Smith gli porta in dono dedica le proprie attenzioni, impara ad usarla con maestria, la mette al servizio di una band formata da compagni di scuola.
Dopo la laurea, nel 1991, fonda, con gli amici Neil Gust, Tony Lash e Brandt Peterson gli Heathmiser, con cui realizzerà quattro album fino al 1996, quando, stanco di un rock rumoroso ed elettrificato, inizierà una carriera solistica più intimistica ed acustica, con composizioni mai banali ma di facile fruizione, utilizzando tecniche di registrazione praticamente artigianali con esiti di grande effetto. Realizzerà anche colonne sonore per il cinema. L’album, della durata di quasi un'ora e venti minuti, copre un arco temporale di poco meno di vent’anni, con uno score di venti titoli che parte da un’incisione datata 1983, quindi di uno Smith quattordicenne che dimostra di saperci fare con la tecnica del fingerpicking e di possedere già, ancor adolescente, apprezzabili doti virtuosistiche.
Dentro ci sono early version di vecchi brani come Coast To Coast, The Last Hour e Don’t Call Me Billy (Fear City), pezzi strumentali e inediti, la versione solista di Plainclothes Man, un pezzo eseguito con gli Heathmiser e uno con Neil Gust. E ancora una versione live, presentata nel talk show della NBC Late Night with Conan O’Brien, di Miss Misery, brano che il regista cinematografico Gus Van Sant, nel 1997, volle inserire nel suo film “Will Hunting – Genio ribelle” e che valse ad Elliott Smith la nomination agli Oscar. In chiusura, la beatlesiana I Love My Room appare come un omaggio al quartetto di Liverpool che, insieme con Brian Wilson, è uno dei punti di riferimento essenziali per la musica di Smith. Un album prezioso e privo di ammiccamenti che è un ulteriore, doveroso contributo alla conoscenza di un artista raffinato che è legittimo rimpiangere.
Video →
Correlati →
Commenti →