Tom Rogerson with Brian Eno FINDING SHORE
[Uscita: 8/12/2017]
Inghilterra #consigliatodadistorsioni
Tom Rogerson è un giovane pianista inglese cresciuto sotto l’ala protettiva di Harrison Birtwistle, eccelso clarinettista e compositore britannico. Per taluni anni il Nostro ha frequentato il proscenio musicale americano, alternando session di matrice prettamente jazz (in particolare con Reid Anderson, nei Bad Plus) a esperienze di stampo post-rock, col suo gruppo, Three Tapped Tigers, col quale ha inciso due dischi sulla lunga distanza. Si immagini l’impatto che ha potuto avere a livello di concezione musicale l’incontro con uno dei massimi geni della musica contemporanea, l’incommensurabile Brian Eno, suo illustre concittadino (sono entrambi di Woodbridge, nel Suffolk). Una rivoluzione copernicana per il giovane rampollo albionico, sussunto nella sfera artistica dello stregone Eno. La comune passione per i paesaggi solitari e brumosi del Suffolk, per le strida dei gabbiani, per i crepuscoli spioventi come porpora liquida su vegetazioni smeraldine e silenti, per i suoni argentini di vecchie campane di chiese diroccate sperdute nella brughiera, trova il giusto corrispettivo armonico in quest’album, “Finding Shore”, dodici frammenti per piano e sintetizzatori sul tema della meditazione panteistica del paesaggio, che presto viene introiettato senza meno come elemento spirituale.
Una lunga passeggiata sul ciglio di abissi neuronali, come su un morbido nastro di seta, con segmenti di formidabile suggestione elettronica, come la superba Motion In Field, ammaliante composizione per piano classico e Bar Piano, uno strumento messo a punto da Brian che utilizza raggi infrarossi per collegare due tastiere e generare un suono digitale purissimo. Spigolando tra le tracce dell’album, ci si imbatte di improvvisazione in improvvisazione in perle sonore come Minor Rift, un cammeo di raffinate sonorità ambient, o nella quieta e riflessiva traccia pianistica di Quoit Blue, o nella superba linea compositiva di Rest che fa da epilogo all’album, evolvendosi da un semplice accenno di piano classico ad ardite evoluzioni elettroniche generate come per magia dal Moog di Brian Eno. Album di raffinata espressione artistica.
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