Hjaltalin ENTER 4
[Uscita: 9/10/2013]
# CONSIGLIATO DA DISTORSIONI
Certo non si potrà accusare la band islandese di ripercorrere sempre le stesse strade, anzi nei tre album che fino ad ora hanno realizzato hanno dimostrato una gran voglia di non sedersi sugli allori. Ecco allora che dopo l’esordio del 2007 con “Sleepdrunks Seasons” che ci aveva entusiasmato col suo folk psichedelico vario e affascinante, nel 2010 era la volta di “Terminal” in cui l’amore di Högni Egilsson per il musical, da latente diventa la direttrice principale del disco che si avvaleva di ampi arrangiamenti orchestrali, disco che ci aveva lasciato qualche perplessità. Dopo poco più di tre anni ecco allora questo “Enter 4” , uscito, come già gli altri due titoli, con largo anticipo nel paese d’origine, dicembre 2012, e ora, a distanza di nove mesi in tutto il mondo dopo il successo riscosso in patria. L’album, molto atteso - il lungo periodo di tempo trascorso da “Terminal” è in gran parte dovuto ai disturbi psichiatrici con conseguenti ricoveri ospedalieri di cui ha sofferto ultimamente il chitarrista e cantante Högni Egilsson - è stato salutato in patria come un evento, e diciamo subito che stavolta la band ha raggiunto un delicato e prezioso equilibrio fra istanze folk, arrangiamenti orchestrali, sperimentalismo. Sfugge anche a facili etichettature la musica dei sette islandesi, chamber pop, folk, electro-pop, pop orchestrale convivono nella loro originale miscela sonora.
La musica degli islandesi incanta e ammalia, l’alternarsi delle voci, quella maschile, nasale, un po’ da crooner di Högni Egilsson e quella fiabesca, evocativa, con accenti lirici di Sigriður Thorlacius, crea un caleidoscopio quanto mai vivo di atmosfere e immagini che si accompagna ad arrangiamenti estremamente complessi e stratificati, in cui convivono i suoni futuristici delle tecnologie elettroniche - qui e là affiorano percussioni di stampo industrial - con quelli degli strumenti tradizionali, il violino, il violoncello, il fagotto, il clarinetto che sembrano retaggio di un lontano passato. Questo contrasto produce un suono pieno, ampio, orchestrale, perché la musica degli Hjaltalin procede per accumulo, scelta molto rischiosa, e quasi sempre perdente: invece qui il gioco riesce, convince in pieno, perché i nostri gestiscono la musica con grande senso dell’armonia e della misura, evitando di strafare e di cadere nel roboante, nell’eccessivo, nel barocco.
Molto equilibrio anche fra le 9 canzoni di questo “Enter 4”, per qualcuno può essere un limite che non ci sia un brano che spicchi sugli altri, ma ognuna di esse merita il nostro apprezzamento, segnaliamo comunque l’inquieta Letter to (…) cantata da Egilsson che mostra il lato più scuro e torbido della band; ritmi nervosi, con una martellante batteria, in Lucifer He Felt Like A Woman, con romantica voce maschile e sognante voce femminile; On The Peninsula è un meraviglioso canto malinconico e struggente della Thorlacius su un evocativo tappeto d’archi; Ethereal è un vortice di inventiva, variazioni di tempo e ritmo, vocalizzi che si librano nell’etere fino a un sorprendente finale alla Sigur Ros. Ancora una volta una suggestiva e riuscitissima proposta dall’isola dei vulcani.
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