Radar Brothers EIGHT
[Uscita: 29/01/2013]
I Radar Brothers sono uno di quei gruppi che non inventano un nuovo stile, ma possono aspirare al titolo di cult band facendo affezionare gli ascoltatori con lavori gradevoli. Il gruppo è stato formato nel 1993 a Los Angeles dal cantante e chitarrista Jim Putnam, figlio di Bill, il fondatore dell'Universal Audio, considerato il creatore delle moderne tecniche di registrazione. Questo disco, sebbene si intitoli “Eight”, curiosamente è il settimo della discografia, a meno che la band non consideri nell'elenco un EP o una raccolta di singoli. La band in questo disco presenta una formazione molto rinnovata, con tre nuovi membri, Brian Cleary ed Ethan Walker alle tastiere (non è che abbiano un ruolo così importante) e Dan a Iead e steel guitar, più gli ospiti Steve Treichel e Be Hussey degli Illustrated Garden come sezione ritmica. La psichedelia è il filone a cui si può ricondurli: l'influenza dei Pink Floyd appare costantemente nei brani, specie nel cantato sbilenco che ricorda Syd Barrett e il suo epigono più geniale, Robyn Hitchcock. L'iniziale If we were banished è rapportabile ad uno slow core anni '90, con chitarre più inspessite rispetto agli altri brani del disco, poi l'indole psichedelica prevale.
Un'aria stralunata pervade il disco. Angler's life, il brano dalle sonorità più desertiche ricorda persino i Meat Puppets più scanzonati, ma non arriva alla follia dei fratelli Kirkwood. Il suono si basa totalmente sulle chitarre, mescolate con le voci sommesse e nasali. A volte la musica è più tipicamente americana, come nelle canzoni sopra citate, altre volte l'ispirazione si sposta Oltremanica, come nella marcetta Bottle song o in Reflections, la più barrettiana del lotto, ma anche la canzone più gioiosamente rock'n'roll. C'è anche un pizzico di country, nella languida steel guitar di Couch. In alcuni casi le canzoni prendono un respiro più epico, sempre molto floydiano, come in Disappeare, ma non per questo diventano pompose, le voci pacate e gli arrangiamenti mai roboanti le riportano su un registro confidenziale. In generale è un disco molto rilassato, in questo perfettamente californiano, senza picchi creativi ma che non annoia e non è stucchevole. È vero, sembra un po' di sentire un bignami dell' alternative dall' 88 a oggi, ai nomi fatti ne aggiungerete molti altri, ma l'insieme suona gradevole, senza nessuna pretesa di spaccare il mondo, solo di fare musica. Come sempre più spesso avviene il disco è disponibile in LP in vinile oppure in download digitale.
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