Veronica Marchi LA GUARIGIONE
[Uscita: 10 /05/2012]
Quattro anni dopo “L’acqua del mare non si può bere” ritorna Veronica Marchi con un album in cui la giovane cantautrice veronese mostra appieno la sua classe e la sua forte personalità melodico espressiva archiviando il mood elettrico che caratterizzava il lavoro precedente e offrendoci nove tracce (più una ghost song) completamente acustiche, registrate in presa diretta e orientate alla ricerca di una raffinata essenzialità, nei testi come nelle musiche e negli arrangiamenti. “La Guarigione” è quasi un concept album, ma non in senso tradizionale. Come in un diario di viaggio i bei versi della Marchi offrono all’ascoltatore emozioni e immagini che con grazia ed eleganza attraggono e ammaliano rivelando, se ce ne fosse ancora bisogno, il suo notevole talento letterario oltre che musicale. È nella profonda e ben riuscita fusione fra ricerca armonica e stesura dei testi che si disvela l’autentico valore di questo disco.
Brani come Passanti distratti, intriso di umbratile, delicata speranza, o La guarigione, bella e dolce resa dei conti con il proprio ancor giovane vissuto, basterebbero da soli a giustificarne l’ascolto, ma si va oltre. Ecco quindi succedersi piacevolmente Tempo, Acqua (col suo intrigante ed evocativo incedere ipnotico) e la bellissima e straniante La simbiosi ha il passo di un gatto, titolo geniale per un brano in cui echi di Sister morphine della Trimurti Jagger – Richards - Faithfull accarezzano reminiscenze oniriche della Calypso di una giovanissima Suzanne Vega. Album intenso, diretto. Veronica Marchi si racconta apertamente e lo fa con gusto e maturità espressiva, coinvolgendo l’ascoltatore in una sua propria catarsi interiore. L’autrice sta crescendo. Un’ulteriore tappa del viaggio verso una maturità artistica e umana iniziato ben prima dell’esordio datato 2005 e che nel corso degli anni ha visto la trentenne veronese dividere il palco con Cristina Donà, Nada, Antonella Ruggiero, Teresa de Sio, Marta sui Tubi, Eugenio Finardi.
Ma i suoi interessi spaziano dalla musica alla pittura al teatro, generando fermenti creativi multiformi e sempre in divenire, alimentando una storia personale che, ne siamo certi, offrirà nel futuro, ulteriori spunti di discussione e riflessione. Ed è proprio l’ultimo brano del disco (non tenendo conto della ghost song successiva) ad avallare il senso prospettico di speranza e il desiderio di ricerca che pervadono l’intero lavoro: La passeggiata è l’ode all’istante di felicità percepita che giustifica l’esistenza, il sentire senza pensare, l’attimo in cui tutto si perde nel brivido epidermico ed entusiasmante della consapevolezza dell’essere meravigliosamente vivi.
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