I Hate My Village I HATE MY VILLAGE
[Uscita: 19/01/2019]
#consigliatodadistorsioni
I Hate My Village è un sorprendente cristallo incastonato nell’effimero composto da nove stralunati brani. Fabio Rondanini, batterista di Calibro 35 e Afterhours, Alberto Ferrari dei Verdena, Adriano Viterbini, chitarrista dei Bud Spencer Blues Explosion e prodotto da Marco Fasolo dei Jennifer Gentle, musicisti che hanno 20 anni e più anni di storia della scena musicale italiana vergata nel sangue. L’altisonante alternarsi dei nomi è però subito stemperato dalla giocosa esuberanza di Tony Hawk of Ghana, ironicamente votata allo strampalato e alla quale la voce di Alberto Ferrari regala un tocco di profondità dissonante con l’impalcatura generale. Dissonante essenzialmente è invece l’indagine sul ritmo tentata da Presentiment nella quale gli intrecci tra la chitarra ei ritmi afro stuzzicano l’ascoltatore. A battere la stessa strada Acquaragia, il secondo singolo che ha preceduto l’uscita del solo vinile, un montaggio sgangherato tra calypso style e qualche riff tagliente alla Mouth of the Architect.
Meno votata alla ricerca ritmica invece la concettosa Tramp gioca sin dal titolo con le omofonie e la serialità musicale, un pezzo chiaramente votato all’ascolto e al movimento prodotto durante un live. Bahum allo stesso modo è una empirica riflessione sul tema della commistione tra i generi e propone una discreta soluzione armonica tra le varie componenti. Il risultato è un lavoro manieristico, concluso intorno al non-finito e sempre in bilico tra la boutade festosa e l’impatto ponderato come nella chiusa paradossale di I Ate My Village, nella quale le opposizioni semantiche si innestano sulla scanzonata trovata linguistica. Un disco complesso nei suoi 25 minuti scarsi che inquadra la musica italiana per meglio poterla insultare, che avanza su un crinale strettissimo in bilico tra Dirtmusic, Aphex Twin e il fallimento, il tutto come se avvenisse durante un pacchiano safari in terra africana. Imbattibile la cover art, omaggio raffinato (ci sembra), all’indimenticabile “Le notti del terrore”, film horror splendido e improbabile dei primi anni ottanta.
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