David Riondino BOCCA BACIATA NON PERDE VENTURA, ANZI RINNOVA COME FA LA LUNA
[Uscita: 1/12/2016]
#consigliatodadistorsioni
Ogni storia ha una sua musicalità interiore e ogni melodia sa raccontare una storia. Il raccontare di David Riondino delle Novelle del Decameron di Giovanni Boccaccio è un'opera di ri-narrazione dentro i contorni dei nostri tempi, nei quali la peste ha ceduto il posto ad altri mali, ma rimane pur sempre pretesto allegorico per la continuazione di quei racconti che sono il riflesso dei costumi del '300, ma sembrano potersi collocare ai giorni nostri o addirittura fuori dalla storia poiché la trascendono. L'epilogo di Madonna Filippa è un esempio di amara verità e ironia tagliente che squarcia non soltanto le leggi sociali di una cittadina del Medioevo ma qualsivoglia forma di convenzione presente nei tempi a venire e oltre. Ogni melodia è piegata alle esigenze linguistiche del racconto, in stile aulico e di borgata, seppure nel riadattamento dell'opera di ri-scrittura che viene in essere in forma musicale, come melodia cantabile.
Al centro di tutto vi è l'uomo: la ballata iniziale Umana Cosa, già sigla utilizzata nelle puntate radiofoniche di lettura e analisi del Decameron il cui ciclo trasmesso su Radio3 ha preso lo stesso nome della ballata di Davide Riondino e il cui tema musicale ritorna a tratti in diversi punti del cd a mo' di preludio delle novelle, è il testo sulla centralità della ricerca del conforto nei tormenti dell'uomo (ancor più nei tormenti delle donne, che sono in maggioranza nel raduno quasi clandestino della “brigata”), salvo poi essere gli uomini e donne che vivono dentro i racconti motivo di nuove difficoltà e sofferenze, tutte d'amore-inganno-tradimento-punizione-morte, che fanno dimenticare i tormenti precedenti. La trasgressione delle morali sociali è la sola via di fuga dal tormento. Il racconto si fa storia dentro la storia, e in questo è grande l'abilità di Riondino a sapere portare e trasporre nei nostri tempi delle novelle, attraverso le forme della ballata e del recitativo, che già avevano una collocazione nella realtà storica in cui sono state dette e che adesso continuano, come se nei settecento anni del “frattempo” non si fossero mai concluse. ----- «Per quanto ci innamoriamo del tempo che navighiamo è molto raro rivivere la verità di un momento, ma quando per un miracolo un libro attraversa il tempo gli resta dentro qualcosa di quella luce, quel vento...» (da Intervallo – Il professore e l'autografo del Boccaccio).
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