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2 Novembre 2016

The Gotobeds BLOOD // SUGAR // SECS // TRAFFIC

2016 - Sub Pop Records
[Uscita: 10/06/2016]

Stati Uniti   

 

gotobeds-bsst-900Dopo sette anni di militanza con etichette underground, come i primi lavori con Mind Cure e 12XU, i Gotobeds hanno firmato un contratto con la Sub Pop Records per la loro seconda fatica, “Blood // Sugar // Secs // Traffic” (titolo degno di un James Joyce in preda ad uno stream of consciousness), registrata nel 2015 a più riprese in un seminterrato di Pittsburgh. Il nome dell'album pare una palese derisione a “Blood Sugar Sex Magic” dei Red Hot Chili Peppers. La band si è formata nel 2007 a Pittsburgh, in Pennsylvania, ma il sound  è spesso british (Manifest), anche il suo nome è ripreso dal batterista dei britannici Wire, Robert Gray, in arte Robert Gotobed. L'album ha radici post-punk e garage ben salde con echi indie rock e noise (la cadenzata Glass House, la lunga e articolata Amazing supermarket). Le melodie sono semplici e irriverenti, a tratti serie, ma prevale il carattere beffardo.

Il disco è gotobeds 12514025_974393359299958_4311801056897887163_ostato anticipato dal singolo Brass Not Rash di sapore post-punk. L'opening track, Real Maths/Too Much, condensa una varietà di ritmi che esplodono come un sistema nervoso impazzito nel refrain finale, con il frontman Eli Kasan che traduce la sua attitudine punk in una performance pop à-la Devo. Alienazione, incertezza e bastonate amorose sono temi autobiografici che lo trattengono da fare schiamazzi: Rope ne è un esempio, la sua voce tentenna tra sarcasmo e serietà; la song ospita il featuring di Tim Midyett dei Silkworm e dei Bottomless Pit.

Why'd You?The Gotobeds invece vede la partecipazione ai vocals di membri dei Protomartyr. Crisis time (la melodia ricorda a tratti i Talking Heads) inveisce contro i gruppi commerciali che fanno musica solo per i soldi,  e ritorna lo stile aggressivo e impertinente. Le melodie finali del disco sono accompagnate dalle chitarre aguzze di Kasan e Tom Payne, dal battito costante della batteria di Cary Belback e dal basso ritmato di Gavin Jensen. Nulla di nuovo sotto il sole ma il disco non annoia, e a tratti avvince. 

 

Voto: 7/10
Elisabetta Di Cicco

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