Reverend Beat-Man - Izobel Garcia BAILE BRUJA MUERTO
[Uscita: 18/01/2019]
Svizzera
Quando la traccia numero cinque dell'album ha come titolo testuale Viva La Figa, allora significa avere qualcosa di interessante per le mani. E pazienza se i per i non madrelingua la traduzione letterale richiederà un passaggio su Google: il reverendo Beat declama il suo sermone a suon di fuzz punk licantropo. Del resto il brano precedente è una cover del manifesto Black Metal dei Venom proposta da uno Screamin’ Jay Hawkins catatonico e, qualche canzone più in là, ecco una Love Me Two Times ugualmente sonnambula e impigrita. Beat Zeller, apprendista blues nonché proprietario della Voodoo Rhythm, questa volta prova a far sul serio, mettendo da parte (non del tutto purtroppo), la verbosità e il dilettantismo da hobby per annoiati cinquantenni di certe uscite precedenti.
Come un vecchio horror di Ed Wood, come una bella scena osé in un film di Russ Meyer, questa collezione di brani affila le lame di un mai domo garage rock, brado e asciutto come i singoli dei Kinks del 1964 restaurati da Uncle Acid, in un formato ancora più scarnificato del precedente “Blues Trash” e con una fedeltà che, più che bassa, è addirittura infima.
Laddove il substrato elettrico di questo "Baile Bruja Muerto" emerge più prepotente, spunta l'eco di una Sister Ray amputata per entrare nella compilation di “Nuggets”; dove la cavernosa voce di Reverend Beat-Man va a sondare territori più cubisti, spuntano Captain Beefheart e Tom Waits ad origliare (dall’alto della loro Arte). Un Frankenstein che si nutre di vecchi cadaveri rock, rimasticamenti di Jon Spencer, Cynics e Fuzztones in piccante salsa tropicalia fornita, più sulla carta che nel concreto, dalla liaison con l’oscura musa voodoo-tex-mex Izobel Garcia, nella duplice veste di tastierista e batterista. Monocorde, in ultima analisi, orgogliosamente trash ad un primo ascolto. Inutile tassa autoreferenziale sono i sette minuti di piatta recitazione di My Name Reverend Beat-Man.
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