Sharon Van Etten ARE WE THERE
[Uscita: 27/05/2014]
"Are we there" è il quarto disco in studio per Sharon Van Etten, nata nel New Jersey ma originaria di Brooklyn, New York. Dopo tre album di valore più o meno equivalente - "Epic" la sua vetta - la ragazza ha raggiunto ormai il suo equilibrio espressivo. Ha dalla sua un eccellente backing band formata dalla brava Heather Woods Broderick, polistrumentista di classe, Dough Keith, chitarrista e Zeke Hutchins alla batteria. Si appoggia sempre alla solita Jagjaguwar con la quale ha inciso il precedente "Tramp" di due anni fa. L'ascolto del nuovo disco non sembra proporre niente di nuovo rispetto ai precedenti dischi, solo una produzione più pulita ed un suono più pieno e robusto. L'universo rock al femminile è talmente costellato di nuovi talenti e proposte musicali che una pausa di qualche anno può anche significare la completa dimenticanza da parte del pubblico e degli addetti ai lavori: forse per questo la bella copertina vede Sharon con la testa fuori dal finestrino di una macchina in corsa, quasi a sincerarsi che il mondo musicale si ricordi ancora di lei?
Sharon Van Etten ha una voce malinconica, si potrebbe definire sognante, alla lunga il rischio di uniformare le canzoni resta ma la ragazza ha dalla sua sufficiente talento per passare oltre. Il piano che introduce Afraid of nothing in apertura è sintomatica dello stile di quest'ultimo Are we there. Una bella slow song nel tipico stile della cantante del New Jersey che fa il paio con altre di simile fattura come Tarifa e Break me. Your love is killing me è il brano più lungo dell'album con i suoi sei minuti abbondanti ed è pure una delle canzoni più belle uscite dalla penna della Van Etten, cantata con un trasporto emozionale raro a sentirsi nell'anno 2014. Da altre parti arrangiamenti un po' troppo pesanti ed artefatti rischiano di rovinare canzoni che non sarebbero poi tanto male, come Our love, Taking changes, ma nel complesso poco è da buttare in questo disco. Il titolo di un pezzo come Nothing will change, niente cambierà, sembra suggerire che Sharon Van Etten non ha intenzione di abbandonare le acque tranquille sulle quali ha navigato fino ad ora per sperimentare soluzioni sonore più ardite. E questo in fondo è il suo limite o forse il suo maggior pregio. A voi la scelta. A noi continua a piacere ma forse un altro disco simile a questo, pur valido globalmente, sarebbe addirittura troppo. Promossa con riserva.
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