The Districts A FLOURISH AND A SPOIL
[Uscita: 10/02/2015]
Stati Uniti
Hanno ottant'anni in quattro i ragazzi dei Districts, provenienti da Lititz in Pennsylvania e con “A Flourish and a spoil” sono già al secondo album, pubblicato un anno dopo l'esordio con “Telephone” in cui già i Nostri avevano fatto capire la direzione che avrebbero intrapreso da quel momento, e quali fossero le fonti di ispirazione. In questo secondo album le idee sono più a fuoco e le ingenuità iniziali sono meglio gestite grazie alla produzione di uno come John Congleton che dà densità al suono, grazie all'esperienza maturata con Modest Mouse, David Byrne, Swans, Antony and The Johnson ed Explosions in the Sky. Mentre in Telephone era più evidente l'accostamento ad una certa attitudine folk alla Mumford and Sons, compresa l'enfasi dei crescendo un po' caciaroni, in questo nuovo lavoro la band ha imparato ad alzare il volume degli amplificatori e a fare ronzare gli overdrive delle chitarre in un rock dalla scrittura più matura. Non che i ragazzi si siano incattiviti, è solo che hanno acquisito maggiore dimestichezza con i propri mezzi e aggiustato il tiro lì dove era necessario mettere ordine nelle idee troppo nebulose del passato, mettendo su carta canzoni che funzionano alla perfezione sin da subito e con soluzioni armoniche semplici ma efficacissime. Di fronte ad una band poco più che maggiorenne è facile essere preda dei pregiudizi, ritenendo di essere in presenza di un rock dominato da pulsioni adolescenziali.
Al contrario, A Flourish and a spoil è un buon lavoro che potrà piacere a molti, magari non destinato a rimanere nella storia della musica, ma che regala una manciata di canzoni con le quali si crea una immediata empatia. Premendo il tasto play, l'attacco dell'iniziale 4th And Roebling fa venire il dubbio di avere scelto per sbaglio “Is This It” degli Strokes, tanto il cantato di Rob Grote ricorda quello di Julian Casablancas, poi ogni incertezza viene spazzata dalle chitarre ipersature di un ritornello che spinge ad essere cantato a squarciagola nella propria cameretta. Con Peaches il gruppo alza il tiro e gli amplificatori iniziano a fumare con le chitarre che riempiono tutti gli spazi in uno dei pezzi in assoluto più efficaci della tracklist. Se Chlorine ricorda una Yellow dei Coldplay in versione anabolizzata, prima che la band di Chris Martin flirtasse mortalmente con Rihanna, Sing The Song e Bold possiedono l'energica sfrontatezza della gioventù con il loro muro di suono grintoso su cui scrivere con lo spray il nome di amori finiti. La prova definitiva che i quattro di Lititz ci sappiano fare si ha con Young Blood, pezzo che supera gli otto minuti in un saliscendi rabbioso e sentito, con le chitarre sguainate come baionette. Insomma A Flourish and a spoil costituisce per il quartetto un'ottima credenziale di accesso nel panorama della musica indipendente, con l'augurio che alla prossima uscita l'asticella venga collocata ancora più in alto.
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