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12 Marzo 2017

Ryan Adams PRISONER

Uscita: 17 Febbraio 2017 - Pax Am Records

ryan-adams                                I N T R O

 

Non sapere mai se il Ryan Adams che ti aspetta dietro l'angolo sia quello dell'innamoramento pazzo e incontrollato ("Heartbreaker", "Gold"), delle sorprese che non ti aspetti ("1989", a cantare le canzoni di Taylor Swift) o quello delle delusioni cocenti (più d'una). Fare due passi e sbattere su di lui, come spessissimo accade (una trentina tra album ed e.p. in diciassette anni, roba da primatisti, lui e noi tutti). L'estetica innanzitutto. Questo nuovo "Prisoner" presenta una forbice ampissima tra la bruttezza della copertina e l'efficacia di molte delle canzoni. Bene, dunque, azzardereste. Benino, puntualizziamo. Vediamo perché.

 


Ryan Adams

 

Capitol Records 75th Anniversary Gala - ArrivalsHai la fortuna di essere definito il nuovo Bob Dylan (o cose simili) e annacqui il pregiato titolo in troppe canzoni in poco tempo. Ti assolda Gap per fare pubblicità ma continui a vestirti come un homeless e ti cacciano. Metti in fila un certo numero di fidanzate che ad altri non basta una vita, poi sposi Mandy Moore (belle difficoltà anche lì a trovarne una così, per esseri normali) e tutto finisce dagli avvocati. Per non parlare di quella straordinaria band, i Whiskeytown, da cui tutto ha avuto inizio, ma che è durata, escluso un album postumo, due dischi e tre e.p. (un anno e mezzo per Adams, mentre altri per tanta bellezza di tempo ne impiegano il triplo, o una vita). Uno che butta tutto dalla finestra, Ryan Adams? No di certo. Però uno che promette più di quanto poi mantenga, quello sì. 

 

Doveva essere, lo volevamo, in cima alla montagna, on top of the hill, ma il ragazzo ha gambe che faticano a fare la salita, quel tipo di salita. Uno che scrive Come pick me up e La Cienega just smiled a ventisei anni (Bruce ne aveva tanti nei giorni di Born to run, Bowie altrettanti quando componeva Starman: succede tutto intorno a quell'età, anche le ryan-adams-prisonermorti che fanno male e restano nella storia) a quaranta poi li deve tenere tutti in pugno e sbatterli sul muro quando vuole, i suoi competitors. Non succede, di questi tempi, se non di rado, dalle parti di Ryan Adams. Il ragazzo il suo bel seguito se lo è guadagnato, ma ci siamo capiti: lo stiamo ancora aspettando sul trono dei grandissimi. Perchè è lì che doveva e poteva puntare negli anni in cui Springsteen, Petty e Mellencamp sembravano arrendersi. Il fatto è che quelli non hanno ceduto e lui, Ryan, forse non ci ha creduto, alla scalata. Non sappiamo cosa gli sarebbe servito. Non tutti hanno un Jon Landau o un Colonel Parker nella stanza dell'amministrazione. Non tutti trovano una Jack and Diane sulla strada, non tutti lasciano Frankie nel magazzino degli scarti.

 

Prisoner

 

Ryan Adams PRISONERMa com'è "Prisoner", allora, direte? E' il libricino dei rimpianti, è uno di quei dischi che ci piacciono molto. E' come quando a qualcuno sbattono in faccia "Blood on the tracks" e "Tunnel of love" e la risposta è «ma quello sono io, che sofferenza, maledizione». Che sofferenza, maledizione. Proprio quel disco lì. Che se ti si è appena frantumata la storia d'amore che pensavi dovesse durare per sempre non c'è amico, confidente, trombamica che basti: ci vuole solo la musica. Questa. Se poi hai superato quel giro lì e i tuoi problemi di vita sono altri ti basta voltarti indietro, ricordarti quando è successo a te e stare male di nuovo, per cui... ci vuole di nuovo la musica. Questa. Musica che non trasformerà Ryan Adams in un Bruce Springsteen o in un Tom Petty. Il ragazzo non ce la farà definitivamente nemmeno questa volta, non arriverà alla totalità della sua possibile audience. Anzi, dovrà probabilmente fare ancora esplodere i polpacci per arrivare lassù, ammesso che ci sia del tempo residuo (anche Mellencamp sta ringiovanendo, pare di capire ascoltando Grandview). Musica, però, che ce lo consegna in forma, tonico, più heartbroken che heartbreaker, ma va bene, i malanni del cuore agli artisti del nostro sacco hanno sempre fatto bene, eccome.

 

Prendete To be without you. E' un moderno Roy Orbison a cantare. La voce è meno baritonale, va da sé, è Ryan Adams che parla, ma la sofferenza e la pena sono le stesse di Only the lonely. Le parole dicono tutto, le chitarre acustiche un po' caustiche pure: ryan adam sbanner«Null'altro da dire o sperare / Siamo come un libro con le pagine lacerate». Serve altro?
Bellino, molto pop l'arpeggio delle elettriche nella title track. Diffidate della vaga felicità contenuta nella musica: «liberate questo mio cuore a cui qualcuno ha messo il lucchetto / So di poter assaporare la libertà fuori da quella porta e oltre quel muro grigio». Basta cosi?
C'é una casa spaventevole, abitata dai fantasmi, la stessa che tormentava il protagonista di Tunnel of love di Springsteen. Il gioco è lo stesso, brividi a ogni porta che scricchiola. Haunted house e quel «I don't want to live in this haunted house anymore» la sanno e la dicono lunga. Ha una piaga nel cuore il soldato Ryan. Ce la farà. Sono altri, e per altri, i veri angoli neri della vita ma è un tormento, il suo, che ha portato buone nuove.

 

La buona notizia sono canzoni da appiccicare allo specchio. Per sentirsi confortati la mattina o per allontanare i pericoli. Utili dunque, oltre che belle. Ben attraversate dall'elettricità e dal nervosismo ma anche dalla dolcezza che da sempre questo artista raddispensa. Da innamorarsi di nuovo? Non saprei. Bisognerebbe essere all'inizio del cammino, e il sottoscritto di strada a scrutare questo giovanotto ne ha fatta. Ma è tanta roba, se mi passate un neologismo brutto ma efficace che anni fa non c'era. Tanta roba avremmo detto di "Blood on the tracks", libro con le pagine devastate giunto da casa Dylan. Tanta roba facemmo capire con gesti ampi quando ci colpirono When you're alone e Brilliant disguise in arrìvo dal New Jersey. Tanta roba qui. C'é un prigioniero che spaccherà le sbarre e polverizzerà quel lucchetto appena potrà. Ne siamo certi. Per ora, tante stelle, tanta musica per l'anima. Tanta roba. Ci tenevo a dirvelo. A a dirmelo.  

 

Voto: 8                                           Ascolta   Prisoner  

  

Ermanno Labianca

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