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27 Febbraio 2016 ,

Volvér OCTOPUS

8 febbraio 2016 - Autoproduzione

Volvér OCTOPUSChitarre americanissime alla Tom Petty e voci acute e lisergiche, armonie vocali curatissime e arpeggi di vecchi sintetizzatori analogici gommosi, linee di basso ben presenti e pulsanti in primo piano e un drumming pulitissimo e asciutto, senza una sbavatura. Un sound che è come una cavalcata nel deserto dell’Arizona. Nelle otto tracce (esatto, proprio otto, come i tentacoli dell’octopus), c’è tutto questo e molto altro; un bella produzione sonora ad ampio respiro, aperta come si deve sulle frequenze più acute e su quelle più basse, per un album che, sebbene sia stato registrato a tempo di record, come gli stessi musicisti sottolineano, non risulta manchevole di niente. Le canzoni, tutte caratterizzate da un bel “tiro”, senza flessioni o cedimenti, hanno un notevole potere ipnotico sull’ascoltatore, che da esse si sente rapito e trascinato come in un sogno del quale, però, contrariamente a quanto avviene di solito, può decidere egli stesso la trama, in base alle sensazioni e suggestioni che la musica gli trasmette.

 

E del resto, se i Volvér definiscono essi stessi la loro musica “cinematica”, non solo nel senso di dinamica e in continua evoluzione, ma anche con chiaro riferimento al cinema e al mondo delle colonne sonore, ci sarà un perché. Del resto Volvér prende il nome dal titolo di un film di Pedro Almodòvar, uno dei registi dal repertorio più vario, imprevedibile, talvolta melodrammatico e talvolta ferocemente dissacrante, delle ultime tre decadi. E questo equilibrio almodovariano tra struggente e scherzoso, inquietante, angosciante e improvvisamente dissacrante lo troviamo anche nelle mille sfaccettature del sound dei Volvér: dal lungo assolo di piano elettrico di Deep Red che sembra inaspettatamente rubato ai Pink Floyd all’arpeggio di Lies, in bilico tra mondi così apparentemente lontani tra loro come possono essere i Dinosaur Jr. e gli Air di “Moon Safari”, il tutto condito da un cantato a tratti alla Blind Melon.

Una curiosità che farà gola ai collezionisti e agli amanti di fumetti, giochi e gadgets: la variopinta creatura marina della copertina è ideata da Gianfranco Enrietto (Hen), l’inventore dei Gormiti, che in campo musicale vanta già collaborazioni con i Calibro 35.

Alberto Sgarlato

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