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6 Dicembre 2013

MOSTRE – “Renoir: dalle collezioni del Musee d’Orsay e dell’Orangerie” ottobre 2013/febbraio 2014, Torino


Renoir_danza in campagnaIn questo lungo percorso espositivo grazie al quale si avrà un’idea completa del pittore Pierre-Auguste Renoir (Limoges, 25 febbraio 1841 – Cagnes-sur-Mer, 3 dicembre 1919) si noterà che egli non fu unicamente un ritrattista della borghesia del suo tempo, ma un pittore completo che nella sua lunga carriera, decisamente prolifica, ebbe modo di affrontare tutte le tematiche dell’Arte. La Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea (GAM) di Torino propone una suddivisione di questa mostra in corso, inaugurata a fine Ottobre 2013 e che rimarrà aperta sino alla fine del Febbraio 2014, in diverse sezioni tematiche. Si inizia dall’età della Bohème dove la sala diviene un luogo di confronto tra opere di artisti diversi, ma facenti parte dello stesso periodo storico e condividenti gli stessi luoghi. Uno tra questi è l’atelier di rue de la Condamine (1870), scelto da Frédéric Bazille come luogo per contenere un ritratto di gruppo dei suoi colleghi pittori e di altri artisti. In esso sono raffigurati: al pianoforte il musicista Edmond Maìtre; Emile Zola, sulle scale, parla con Renoir; al centro vediamo lo stesso Bazille, con la tavolozza in mano, che mostra la "Veduta di villaggio" a Manet (col cappello) e a Monet. Pare che la figura di Bazille sia stata dipinta da Manet. Lo studio di Rue la Condamine, si intuisce,  fu un vero e proprio centro di incontri culturali, dove pittori, musicisti e letterati si riunivano per scambiare le proprie opinioni. Presenti in sala sono inoltre alcuni dipinti degli artisti succitati come il paesaggio innevato di Monet che molto somiglia a quello raffigurato nel dipinto dell’atelier di Bazille.

 

renir La_Crenoir ondamine_rue_9_Atelier_de_Bazille_1870_41_maxDopo aver assaporato la vita di quel periodo e immaginato la gioventù di Renoir, si passa alla visione di una serie di ritratti (tematica, fra tutte, la più cara al pittore) che vede protagonisti i personaggi della borghesia, molti ritratti femminili largamente apprezzati e conosciuti come “La lettrice” (1874-76), o come la maternità che vede la moglie del pittore e suo figlio Pierre ritratti en plein air dal titolo “Maternité dit aussi l'enfant au sein”, oltre a dipinti con protagonisti dei fanciulli soltanto. Un’intera sezione è dedicata proprio alle opere che Renoir dedicò alla ritrattistica dell’infanzia, alla spensieratezza fanciullesca. Uno tra questi è l’unico dipinto appartenente alla GAM di Torino che vede raffigurato uno dei figli del pittore, Pierre (1855 circa) che fu acquistato su consiglio del critico d’arte Lionello Venturi. Nella mostra di Torino Dalle Collezioni del Musee d'Orsay e dell'Orangerie” la ritrattistica di Renoir ha largo spazio e propone opere famose come il celeberrimo ” La balançoire” ovvero L’altalena (1876) o l’altrettanto famoso “Jeunes filles renoir_danza in cittàau piano”.  Interessante è il rapporto tra i dipinti esposti uno a fianco all’altro “Danza di città” e “Danza di campagna” entrambi datati 1883. Renoir aveva una predilezione per le scene di ballo. Questi due quadri sono stati pensati per essere l'uno il pendant dell'altro: essi sono, infatti, dello stesso formato e i personaggi, praticamente a grandezza naturale, rappresentano due aspetti diversi, addirittura antitetici del ballo. All'eleganza discreta dei ballerini di città, all'austerità del salone in cui si esibiscono, si contrappone la vivacità della danza di campagna all'aria aperta. 

 

La lista delle contrapposizioni tra i due pannelli potrebbe continuare e riguardare perfino la gamma di colori, fredda per l'abito di Suzanne Valadon, la modella di Ballo in città, calda per Aline Charigot, futura sposa di Renoir che presta i suoi lineamenti sorridenti alla ballerina di campagna. La visita propone ancora tematiche meno usuali e conosciute perché affrontate con minor costanza nella sua carriera. Sono il paesaggio, la natura morta (rappresentata da un’intera sala di bouquet di fiori) e il nudo. Su quest’ultima tematica, che porta a conclusione la mostra, è doveroso soffermarsi se non altro per concentrarsi sull’opera definita di testamento pittorico di Renoir, “Le bagnanti “(1918-1919). Il quadro è emblematico delle ricerche effettuate dall'artista alla fine della sua vita. Qui vi celebra una natura senza tempo, da cui ogni riferimento al contemporaneo èrenoir bagnanti_renoir bandito; una sorta di rifiuto del reale in virtù di un’aspirazione al mondo ideale della bellezza. Si deve pensare che allora la realtà significava il primo dopoguerra, con tutto ciò che questo può voler dire. Per tutta la sua esistenza Renoir si è dedicato alla rappresentazione di cose appartenenti sì al reale ma velandole sempre di una patina di gioia, di vivacità, di una luce tali da farle sembrare appartenenti ad un mondo parallelo. Questo modo di rappresentare il vero, quasi interpretandolo, costituisce la vera firma di questo maestro dell’Impressionismo, e ciò è riscontrabile in tutte le circa sessanta opere esposte alla Galleria d’Arte Moderna di Torino.

 

Michele D’Agostino
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