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1 Agosto 2014 , ,

The Raveonettes PE’HAI

2014 - Beat Dies Records
[Uscita: 22/07/2014]

raveonettescoverEra da un po’ che giravano voci di un loro ritorno su disco, ma questo settimo album del duo danese arriva comunque inaspettatamente  senza  avviso o  promozione preventiva . “Pe'hai” prende il nome da una località a nord del comprensorio delle isole Maui conosciuta per essere un raduno di surfisti ed  è prodotto da Justin Meldal-Johnsen, noto per il suo lavoro con M-83, Beck, Nine Inch Nails ed Air e segna il ritorno della band dopo l’ultimo “Observator” del 2012. E proprio il cambio di scenario a cui siamo probabilmente abituati ad accostare la band - che abbiamo sempre immaginato in locali fumosi  comporre canzoni in stile Jesus & Mary Chain piuttosto che Velvet Underground - invece che sotto il sole battente di una spiaggia Hawaiana, a dare il segno di un cambiamento di cui i nostri, probabilmente, avevano bisogno. In questo nuovo lavoro, sembrano essere riusciti ad esplorare un ampio spettro emotivo già dall’iniziale Endless sleeper che mostra chitarre minacciose e percussioni martellanti. Come al solito, molti dei brani sono caratterizzati da un claustrofobico, opprimente muro sonoro fatto di chitarre intrise di riverberi portati all’infinito, niente di nuovo per  la band sia chiaro, ma ciò che suona differente  è una inferiore dolcezza del suono rispetto ai lavori precedenti con un occhio alle atmosfere surf ma sempre reinventate in maniera personale. 

 

Non mancano gli episodi di sperimentazione come in When night is almost done  con  le voci a cappella di Sharin Foo e feedback lancinanti mentre Kill! ha una impronta più elettronica data probabilmente  dalla produzione di Meldal-Johnsen.  Un lavoro che salta in maniera nervosa da un eccesso all’altro a volte in modo quasi irritante, ma,il duo non sembra essersene curato particolarmente forse perché più interessato agli aspetti emotiviRaveonettes che scaturiscono dal disco, come in Z-Boys, ode all’intangibilità della nostalgia o Hell Below che si confronta con il tema dell’autoflagellazione per le colpe del passato, oppure come nella iniziale Endless Sleeper racconto di un’esperienza di quasi-annegamento avuta da Sune Rose Wagner alle  Hawaii qualche anno fa. A ben guardare, quindi, dieci tracce che più che segnare una vera svolta sonora del gruppo, portano alla luce la capacità di esprimere sentimenti, che una volta apparivano distaccati, in maniera molto più fragile e vulnerabile. Pe’ahi suona come un modo diverso di reinventarsi in maniera coraggiosa, mentre a livello sonoro mantiene alte le considerazioni sul duo danese che già erano scaturite dai lavori precedenti.

Voto: 7/10
Ubaldo Tarantino

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