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25 Marzo 2021 ,

Julien Baker Little Oblivions

2021 - Matador Records
[Uscita: 26/02/2021]

È una voce toccante e colma di grazia e sensibilità quella di Julien Baker, giovane cantautrice classe 1995 a buon titolo considerata fra le più interessanti nuove leve del cantautorato indie statunitense. Giunta con “Little Oblivions” al traguardo del terzo LP in sei anni, Baker sceglie nuovamente le strade di un cantautorato intimo ed improntato ad una profonda auto-analisi, ripensando al suo percorso di crescita guidato da un’educazione cristiana, alla ribellione nei confronti della rigida vita provinciale attraverso la musica e l’abuso di sostanze - con conseguente periodo di rehab -, la solitudine e l’ipocrisia del mondo d’oggi. Non è un caso che per un disco così personale, Julien Baker abbia scelto di suonare ella stessa la maggior parte degli strumenti, coinvolgendo lo staff tecnico solo per la produzione e il mastering del disco, oltre alle amiche/colleghe Phoebe Bridgers e Lucy Dacus - che con Baker nel 2018 hanno realizzato come Boygenius un acclamato omonimo EP - che qui compaiono nei cori di Favor, toccante brano sull’amicizia che ha anticipato l’uscita di “Little Oblivions”. Questo approccio realizzativo si è rivelato tuttavia vincente per Baker, poiché il disco trae non poco beneficio da una produzione curata e patinata quanto basta, che enfatizza il pathos delle canzoni mantenendo tuttavia una essenzialità “indie” ruvida e particolarmente efficace nel contrasto fra gli strumenti delicati ed ariosi (soprattutto il pianoforte) e la voce della stessa Julien, cristallina eppure sofferente, capace di trasmettere all’ascoltatore tutto il suo più profondo struggimento e un senso di fragilità che tuttavia mai sfocia in una resa. “Little Oblivions” è un disco che trova la sua efficacia nella dicotomia apparentemente contrastata ma in realtà armoniosa fra una musicalità a tratti soave che spinge ad aprire il cuore e la mente, ed una vocalità altrettanto delicata che tuttavia racchiude versi e parole taglienti come un affilatissimo rasoio, che ci toccano impercettibilmente, lasciandoci accorgere solo in un secondo momento del sangue che sgorga da quelle ferite che non abbiamo realizzato di esserci auto-inflitti. Composto da dodici brani introspettivi che non si abbandonano mai all’auto-indulgenza ma lasciano sempre il preludio ad una seconda chance, “Little Oblivions” è un album che abbiamo modo di apprezzare nella sua interezza e che prosegue con coerenza il discorso iniziato nel 2015 con “Sprained Ankle”, quasi fosse il terzo capitolo del bildungsroman in musica della cantautrice del Tennessee, che si conferma una delle voci più originali nel ricco panorama del cantautorato femminile d’oltreoceano.

Voto: 8/10
Fabio Rezzola

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