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9 Dicembre 2012 ,

Gentless3 SPEAK TO THE BONES

2012 - Viceversa Records/Audioglobe
[Uscita: 6/11/2012]

Gentless3 – Speak To The Bones 23 /11/2012, Viceversa Records/Audioglobe I Gentless3 iniziano ad essere una realtà consolidata e riconosciuta ben al di fuori della generosa terra di Sicilia di cui sono figli. Dopo aver firmato assieme ai cuneesi La Moncada l'ottimo EP "In The Kennel", il 2012 vede la band capitanata da Carlo Natoli (Skrunch/Improvvisatore Involontario) giungere al suo secondo album che, per l'occasione, si avvale della produzione artistica del bassista dei Fugazi Joe Lalli. Dodici tracce caratterizzate da un'impronta sonora cruda, dai contorni aspri ed essenziali, permeate da uno spleen doloso ma dolce, come se potessimo vedere, o meglio, sentire quelle ossa alle quali il titolo del disco si riferisce. Un tessuto musicale nel quale la vocazione rock dei Gentless3 si tinge ulteriormente di folk, grazie anche all'uso frequente del banjo, scelta questa già anticipata pochi mesi or sono dalla canzone Loss Leader, l'ottimo tributo ai Codeine contenuto nella raccolta "I Hope It Shine On Me". Forse c'entra poco o niente, ma non ho potuto fare a meno di pensare alla "Antologia di Spoon River" di Edgar Lee Masters durante i ripetuti ascolti delle ballate che compongono "Speak To The Bones", oltre che per alcuni accenni al sempre attuale tema della morte, anche per una dimensione che definirei come rurale, quasi da richiamare dall'immaginario cinematografico certi paesaggi del Midwest americano, anche se la pronuncia della lingua inglese non risulta sempre del tutto convincente.

 

I Gentless3 dimostrano nuovamente di saper costruire ottime canzoni in grado di cristallizzare stati d'animo e suggestioni che spesso agitano il nostro intimo irrequieto e sofferente ma anche di restituirci quel sottaciuto senso di inadeguatezza al presente. Considerazioni che sembrano trovare riscontro nel manifesto di apertura Speak to my bones, così come in Elliott Island, lo splendido e sentito omaggio al cantautore statunitense Elliot Smith, la cui morte è avvenuta in circostanze ancora da chiarire. Non meno affascinanti, anche le struggenti e malinconiche V for Vittoria e Destinations unknown meritano di entrare nel novero delle canzoni che personalmente ritengo tra le migliori di tutto l'album. Doveroso, infine, riportare una nota stampa tutt'altro che secondaria: il disco, che ha beneficiato anche della supervisione di Cesare Basile, è stato parzialmente registrato a Catania presso il Teatro Coppola-Teatro dei Cittadini, i cui locali sono stati occupati nel 2011 da un gruppo di lavoratori dell'arte e dello spettacolo dell'Arsenale (Federazione Siciliana delle Arti e della Musica). Buon ascolto.

Aldo De Sanctis

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