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13 Giugno 2012 ,

Syndone LA BELLA E’ LA BESTIA

2012 - Ams Records
[Uscita: 24/04/2012]

Syndone  “LA BELLA E' LA BESTIA# Consigliato da DISTORSIONI

 

I Syndone sono una band decisamente atipica nel panorama del rock progressivo italiano. Sono infatti piuttosto un progetto solista del talentuoso tastierista Nik Comoglio che, dopo aver cambiato più volte formazione in maniera radicale nei tre precedenti album “Inca”, “Spleen” e “Melapesante” (prodotti nell'arco di oltre 20 anni, dal momento che il nome Syndone nasce nel 1989), in questo nuovo “La bella è la bestia” pare che identifichi a fianco a lui come membri attivi del progetto Francesco Pinetti (percussioni intonate) e il poliedrico e versatile cantante Riccardo Ruggeri, accreditati nelle note dei vari brani anche come co-autori. L'album è una bellissima, emozionante, a tratti persino un po' disorientante rilettura prog-rock della storia fiaba della Bella e della Bestia. Come definirlo? Concept-album? Sinfonia? Opera rock? Forse un po' tutte queste cose insieme, grazie anche al solido apporto di eccellenti strumentisti sia in chiave rock (Pino Li Trenta alla batteria e Federico Marchesano al basso), sia in chiave classica (i violoncellisti Umberto Clerici, Heike Schuch, Paola Perardi, Claudia Ravetto, i sassofonisti Paolo Porta e Marco Tardito, il Gomalan Brass Quintet, persino l'Orchestra Filarmonica di Torino).

 

L'album si apre con una splendida introduzione strumentale tra Emerson Lake and Palmer con in più generose venature jazz-rock e qualche momento tenebroso alla Goblin (e guai se non fosse così! del resto nell'invidiabile parco-tastiere vintage di Comoglio figura persino un organo liturgico del 1901 registrato presso la Chiesa di S. Lorenzo a Ivrea!). Ed ecco Il fiele e il limite, un brano che esplode affidandosi a un riff di fiati ossessivo e granitico che evoca persino Santana (ricordate Incident at Neshabur?). E a proposito di Santana: avrete notato in line-up l'assenza di un chitarrista, ma nemmeno i rockettari più incalliti ne sentiranno la mancanza; i synth di Comoglio sono infatti acidi e cattivi quanto basta da farne le veci senza incertezze né esitazioni (e i fans di Jan Hammer capiranno che cosa intendo). Del resto quest'album è una miniera di trovate d'arrangiamento geniali una dopo l'altra: splendida, ad esempio, l'idea di sostituire un canonico quartetto d'archi (di norma composto da due violini, viola e violoncello) con quattro violoncelli, che rendono il tutto ben più tenebroso ma, al tempo stesso, melanconico. E ottima anche la trovata di affidare a un solo cantante le parti di tutti i personaggi: La Bella, il padre di lei, la Bestia, il Narratore e la Rosa (quest'ultima ha un ruolo decisivo che non vi spieghiamo... lo leggerete nel ricco booklet in 3 lingue).

 

Un solo interprete offre infatti una maggiore omogeneità rock, più affine al concept-album che al teatro. In questo Riccardo Ruggeri si rivela eccelso: domina con la stessa grazia vere e proprie partiture operistiche e più cattivi momenti ringhiosi. E non è finita: gli amanti di sonorità più anni '80 si emozioneranno di fronte a Complice Carnefice, dove il riff dei sintetizzatori assume tinte quasi AOR. Ma il magistrale Comoglio esprime forse il meglio di sé nei delicati momenti pianistici, come Piano Prog Impromptu, dove ha nel cuore tanta classica quanto jazz e lo fa sentire. Abbiamo tenuto per l'ultima riga due vere chicche: il mixing finale è stato effettuato negli Abbey Road Studios e le parti di flauto sono suonate da Ray Thomas dei Moody Blues. Non vi pare abbastanza per avere l'acquolina in bocca?

Alberto Sgarlato

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