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5 Aprile 2015

Goblin 4 FOUR OF A KIND

2015 - BackToTheFudda-Pledgemusic
[Uscita: 19/03/2015]

#consigliatodadistorsioni

 

goblin CopertinaQuattro carte strette tra le dita deformi di un demoniaco baro. Quattro carte uguali. Un poker di Re, anzi un poker di folletti. E' questo il suggestivo artwork di copertina che Sean Chappell ha realizzato per “Four of a kind”, uscita discografica che segna il ritorno sulle scene dei Goblin a nove anni di distanza dal precedente “Back to the Goblin”. Paladini del prog dalle tinte horror, i Goblin hanno legato indelebilmente il loro nome a quello del regista Dario Argento grazie alla realizzazione di memorabili soundtracks :“Profondo rosso”, “Suspiria”, “Zombi” e “Non ho sonno” sono diventati nel corso degli anni dei vari e propri capisaldi di genere, anche se scorrendo la loro discografia risultano di non meno interesse anche alcune colonne sonore minori e album come “Roller” e “Il fantastico viaggio del bagarozzo Mark”svincolati dal contesto cinematografico.  Il percorso artistico, ormai quarantennale, dei Goblin è stato spesso  contraddistinto da dissapori interni ed inevitabili avvicendamenti nella formazione. Impegnato in progetti alternativi Claudio Simonetti, membro fondatore della band,  dopo un effimero avvicinamento nel 2011 si è tirato definitivamente fuori dai giochi, così che la line-up che ha prodotto ed arrangiato Four of a kind  risulta essere in definitiva il nucleo storico orfano del tastierista, quella stessa che si era resa artefice del penultimo lavoro realizzato nel 2006: Fabio Pignatelli e Massimo Morante rispettivamente al basso e alla chitarra, Maurizio Guarini alle tastiere e Agostino Marangolo alla batteria.

 

goblinRetro CopertinaViene spiegata così la presenza di un insolito numero 4 a seguito del nome Goblin, ennesimo palese espediente - dopo i precedenti New Goblin, Goblin Rebirth e l'attuale Claudio Simonetti's Goblin utilizzata dal maestro -  per potersi fregiare di un prestigioso marchio depositato ed utilizzabile solo congiuntamente da tutti i componenti del gruppo Le otto composizioni inedite di Four of a kind appaiono come la naturale prosecuzione di Back to the Goblin. Pur mantenendo il mood delle trame tipiche della band, inevitabilmente riconducibili ai commenti sonori per il mondo della celluloide, la proposta musicale appare originale e decisamente non ripetitiva, in virtù anche di una tecnica sopraffina espressa del quartetto in campo. L'introduttiva Uneven times è caratterizzata da una partitura complessa contraddistinta da un abile susseguirsi di cambi di tempo che sfociano in un intenso epilogo dominato dalle note del sax di Antonio Marangolo, fratello di Agostino, presente nelle vesti di special guest. Goblin 4 (2)La seguente In the name of Goblin, cela nel suo titolo una sorta di auto celebrazione del gruppo: l'ossessivo arpeggio di Morante  e le velature taglienti dell'organo di Guarini ripercorrono l'impronta tipica della loro composizione più celebre, uno schema che ben ricorda le suggestive atmosfere di quel singolo che nel 1975 raggiunse la vetta delle classifiche di vendita. Il trillo di un carillion introduce Mousse Roll, precedendo acuti suoni di bouzouki (chi non ricorda l'angoscioso incedere di questo strumento in Suspiria) immersi in una sinistra dimensione dominata dalle pulsazioni inferte dai colpi di tamburo e dalla morbosa presenza di una nenia infantile.

 

L'incedere secco e garbato delle percussioni di Marangolo detta l'andatura di Bon Ton - traccia a cui prende parte come ospite l'amico tastierista Aidan Zammit - trovando degna chiusura in un dilatato assolo della sei corde di Morante. Kingdom si rivela l'episodio più convincente e rappresentativo di Four of a kind: cinque minuti all'interno dei quali le sequenze di piano e i gotici intermezzi di organo si incastonano nella maestosità delle Goblin 4linee di basso impartite da Pignatelli. E se nella successiva Dark blue(s) è Morante a fare la parte del leone conducendo una danza slow-blues con il suo affezionato strumento, in Love & hate Guarini  fa ricorso ad hammond e cembalo per impreziosire l'aurea distesa e rassicurante del motivo. La chiusura è affidata a 008, un rock serrato in cui i tempi dettati dalla sezione ritmica Pignatelli-Marangolo prendono per mano un sostenuto e ripetuto riff di chitarra. Prese le distanze da un discorso musicale imperniato solamente sulla proposta di classici e ancorato a quei clichés ben definiti che li hanno resi famosi nel mondo, i Goblin si sono avventurati  nella realizzazione di questo nuovo progetto manifestando, oltre alle innate doti tecniche e professionali, una rinnovata buona dose di ispirazione regalando, in conclusione, una prova musicale decisamente credibile e non la solita minestrina riscaldata. Viene da interrogarsi su come sia stato possibile che il cinema e il panorama progressive italiano per troppo tempo non siano stati in gradi di offrire gli spazi dovuti a una band come questa, dimenticandosene frettolosamente; il nuovo che è avanzato spesso non si è rivelato essere alla stessa altezza. 

Voto: 8/10
Alessandro Freschi
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