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1 Agosto 2017

Cane mangia cane Paul Schrader

2016 - Stati Uniti

Data uscita nelle sale italiane: 13 luglio 2017 - Genere: Azione, Drammatico, Thriller - Cast: Nicolas Cage, Willem Dafoe, Christopher Matthew Cook, Louisa Krause, Paul Schrader, Magi Avila, Omar J. Dorsey, Reynaldo Gallegos, Louis Perez - Durata: 93 Min - Distribuzione: Minerva Pictures

 

Paul Schrader

 

imagesPer fortuna Paul Schrader non si compiace di fare cinema, e a noi piace così. Se quindi volete vedere un “bel film”: evitatelo! Se invece amate il cinema: non perdetelo! “Cane mangia cane” è l’ultimo lavoro dell’autore forse più significativo della New Hollywood (quella per intenderci di Scorsese, Coppola, Spielberg,  De Palma, Lucas eccetera). Le sue sceneggiature sono veri capisaldi di quest’onda, in specie quelle scritte per Martin Scorsese, da “Toro Scatenato” a “L’ultima tentazione di Cristo”. I film diretti da lui passano invece per essere o troppo commerciali o scritti male (che bel paradosso per uno al top come sceneggiatore) o diretti senza genio (proveremo a spiegare perché questo sia un merito).  D’impianto fortemente religioso tutto il cinema di Schrader, sotto l’apparenza del genere, ha come tema la trascendenza. Prima di esordire lui scrive un saggio nel 1972 su tre maestri noti solo alla cinefilia: Ozu, Bresson e Dreyer. Il libro s’intitola “Transcendental Style in Film” (in Italia è stato pubblicato nel 2002 da Donzelli).

Nello stesso periodo, tra depressione e alcolismo, scrive a scopo terapeutico e mette nel cassetto una sceneggiatura. La venderà anni dopo, quando avrà iniziato a lavorare, scrivendo per Brian De Palma e Sydney Pollack. Comprata e portata sullo schermo da Martin Scorsese, ne nascerà un sodalizio artistico. Il film è “Taxi Driver”. Contrariamente a Steven Spielberg, che rimetterà mano alla sceneggiatura scritta per lui di “Incontri canemangiacane002ravvicinati del terzo tipo”, Scorsese si troverà a suo agio con il tema della redenzione. I maledetti di Schrader, che siano pornografi (“Hardcore”, 1979, e “Autofocus”, 2002), drogati (“Lo spacciatore”, 1992), prostituti (“American Gigolò”, 1980), donne fatali (“Il bacio della pantera”, 1982), assassini (“Le due verità”, 1999), indemoniati (“Dominion: Prequel to the Exorcist”, 2005), folli (“The Canyons”, 2013) o geni (“Mishima: una vita in quattro capitoli”, 1985), compiono sempre lo stesso percorso escatologico. Il male, il peccato, per Schrader, sono inganni utili, ostacoli necessari sull’unica strada che ci può far uscire non vivi, ma salvi.

 

La trama del film

 

Così anche “Cane mangia cane” si apre con una sequenza che ci annuncia che al peggio non c’è limite e che se vorrai identificarti con il protagonista dovrai condividere la peggiore delle abiure: uccidere senza una vera ragione mamma e figlia, tue amiche, per uno scatto di nervosismo. Se hai un ostacolo di regola lo aggiri, o conti sino a dieci: Mad Dog, no, lui è un cane pazzo e gli ostacoli li leva di mezzo, senza pensarci sopra. Uno psicopatico canemangiacane001William Dafoe che nessuno di noi vorrebbe trovarsi di fronte e che nel film nemmeno i peggiori criminali vogliono incrociare.

Ed è questo solo un antefatto utile a chiarire dove Schrader vuole guardare. Dopo tanto splatter e inserti pop, di efferatezze ne vedremo poche. Passati i titoli di testa ci troveremo a che fare con tre personaggi usciti di prigione, che desiderano solo non tornarci e fare quel tanto di soldi che consenta loro di non barcamenarsi più tra lavori sporchi su commissione. Il loro leader è Troy, un Nicolas Cage in stato di grazia o mirabilmente diretto e contenuto da Paul Schrader, che nel film compare con qualcosa di più di un semplice cameo. È lui El Greco, colui che segna la strada alla piccola banda. Ma se Dafoe e Cage sono tra gli attori preferiti di Schrader, la vera sorpresa è Diesel, l’altro “cane” interpretato da un attore sino ad oggi visto in parti minori, Christopher Matthew Cook. Ovviamente “Dio non vuole” e il destino tende a Troy, Diesel e Mad Dog l’agguato. Cane mangerà cane, nell’ordine in cui ci sono apparsi, ma l’ultimo chi lo mangerà? Inseguito senza speranza dalla polizia, Troy finisce per rapire una coppia di canemangiacane004reverendo protestante e moglie (Schrader si è formato da ragazzo in un Collegio calvinista). La seconda spaventatissima, e il primo rassegnato. Troy si compiacerà della loro onestà, tanto da fidarsi oltre ogni precauzione.

Accerchiato dalla polizia, e ormai per modo di dire salvo, arreso senza conseguenze, si volterà a guardare quella donna prima impaurita e ora anch’essa rassegnata. Lei gli dirà qualcosa di “inaudito”. Inaudito per il suo contenuto e perché noi non potremo realmente udire, essendo la donna oltre il vetro dell’auto e Troy fuori. Non sapremo nemmeno se Troy sia riuscito a leggere quelle parole sulle sue labbra. Parole “inaudite” che porteranno Troy verso la vera salvezza, che non è in vita. Ed è con il suo ultimo pensiero che il film trova la massima finale: “Non si può dire che io volessi a tutti i costi giustizia. Volevo ciò che volevo. Come tutti, del resto”. Poche parole, non per chiudere il film, ma per aprirlo e gettarci luce (a lui, a noi) senza darci risposte o farci la morale. Il peccato infatti non è ciò che vogliamo, se giusto o sbagliato, il peccato è volere, è volere di volere. E vale per tutti, buoni e cattivi.

 

L'inaudita trascendenza di Schrader

 

EdwardBunker001Un film di contenuti, costruito rigorosamente sul piano formale. Per questo poco incline, come tutto il cinema di Schrader, a non compiacersi di genialità “audiovisuali”, ma ad essere essenziale nell’eccesso, necessario nella affettazione. Resta lo spettacolo per gli occhi e le orecchie, alla ricerca anzi di un impatto fortemente aptico, a pelle, da produrre con una violenza e un bombardamento sensoriale privo di compiacimenti narrativi. Quello che altri vedono come un difetto, come l’incapacità in regia di un buon sceneggiatore, è invece un suo merito e un suo tratto non solo stilistico. Scrittura e messa in scena si (di)struggono l’un l’altra, consumandosi e riducendosi al nulla che apre alla trascendenza. Adattamento di Dog Eat Dog”, il libro best seller dell’ex carcerato Edward Bunker (foto a sinistra), il film evita quindi miracolosamente di diventare un “romanzo EdwardBunker003criminale” grazie proprio alla regia di Schrader. Bunker, lo ricordiamo, è un vero “cane”, amico di boss messicani della malavita, incarcerato per ogni tipo di reato sin da ragazzo, diventato attore grazie ad un’amicizia carceraria con Danny Trejo, anche lui in carcere per undici anni. Insieme inizieranno una lunga carriera da attori, e tutti lo ricordiamo per “Le Iene”, ma è dalla sua attività di scrittore che nascono, prima di “Cane mangia cane”, il film “Vigilato Speciale” (con Dustin Hoffman, 1979), “A 30 secondi dalla fine” (Konchalovskiy, 1985) e “Animal Factory” di Steve Buscemi.  Il film segna anche la nascita dei We Are Dark Angels, coppia di musicisti che firma la colonna sonora, composta da un esordiente Nicci Kasper con il batterista jazz Deantoni Park, da tempo già attivo nel campo dell’elettronica e con collaborazioni importanti come Moby e John Cale. Loro la colonna sonora anche del prossimo film di Schrader, “First Reformed”. 

 

Angelo Amoroso D'Aragona

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