Madness FULL HOUSE: THE VERY BEST OF MADNESS
Inghilterra
Quarant’anni di carriera raccontati in quarantadue pietre pregiate dello ska revival inglese: i Madness con questo “Full House: The Very Best of Madness” uscito a fine 2017 aggiungono un altro prezioso ‘best of‘ alla loro discografia, che in Gran Bretagna è considerata una sorta di feticcio pagano, in tutto il mondo invece rappresenta semplicemente il più immediato e aderente sinonimo della musica bianca in levare. Pubblicato in formato quadruplo LP (o doppio CD), Full House raccoglie i singoli maggiormente fortunati di una delle poche band al mondo che può vantare più successi discografici che anni di carriera (che già di per sé sono tutt’altro che pochi). Dalle perle di fine anni ’70 e inizio anni ’80 (The Prince, Baggy Trousers, Madness, One Step Beyond, Bed and Breakfast Man, My Girl, Cardiac Arrest, It Must Be Love, Night Boat to Cairo, Embarrassement etc.), si arriva all’ultimo quinquennio della storia dei Madness, caratterizzato da due ottimi e fortunatissimi album, “Oui Oui Sì Sì Ja Ja Da Da” e “Can’t Touch Us Now” (del 2012 e del 2016, entrambi presenza fissa nelle charts inglesi ed europee).
Al fianco di grandi capolavori del “medioevo” Madness qualiOne Better Day, Michael Caine, Wings of a Dove, House of Fun, Grey Day, Johnny The Horse, Our House e tanti altri, compaiono infatti gli ultimissimi successi La Luna, My Girl 2, Never Knew Your Name, Can’t Touch Us Now, Another Version of Me, Mr. Apples e compagnia, a testimoniare come la band di Camden Town sappia brillantemente resistere al ricambio generazionale e all’usura del tempo.
Suggs e compagni restano un punto di riferimento anche per i mods, gli skins e i rude boys di oggi, riuscendo a mantenere intatta la loro indole ironica, scherzosa e tipicamente brit pur esplorando terreni diversi da quelli del 2Tone ska come il northern soul, il white soul e il power pop. Una capacità che è valsa all’ultima grande istituzione musicale inglese sopravvissuta sotto forma di big band l’affetto incondizionato di nuovi e vecchi seguaci, che affollano l’annuale raduno meglio noto con il nome di “House of Common”, e le numerosissime apparizioni della band nei festival britannici o nelle varie tappe di un tour in giro per il Vecchio Mondo che praticamente non conosce pause. Full House è un altro oggetto di culto che non può non comparire sugli scaffali degli appassionati di ska music, certi che tra qualche anno la raccolta sarà destinata ad arricchirsi di nuove pietre preziosissime come quelle a cui i Madness ci hanno sempre abituati.
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