Madness CAN’T TOUCH US NOW
[Uscita: 28/10/2016]
Inghilterra #consigliatodadistorsioni
Si sono presi quattro anni di pausa dopo il precedente "Oui Oui Si Si Ja Ja Da Da" (disco d’oro in UK nel 2012), per tornare alla carica con tutto il loro stile. Il ritorno dei Madness con questo "Can’t Touch Us Now" è di quelli prepotenti; esattamente quello che ci aspettavamo dalla band di Camden Town. Un disco (registrato in sole tre settimane nei Roe Tag Studios) che ripropone lo ska al centro dell’attenzione, arricchito però con spruzzate nemmeno tanto occasionali di pop, soul e boogaloo. Ma il marchio di fabbrica della band londinese resta quel senso dell’umorismo tipicamente brit che tanto piace ai fedeli fans che li seguono dalla metà degli anni ’70. Umorismo e sarcasmo sbandierato ai quattro venti fin dal video che annunciava il lancio del disco, in cui compaiono gli ospiti del Royal Hospital di Chelsea, ovvero circa una trentina di arzilli di guerra, ripresi a interrogare la band sullo stato del Paese, della musica e altri temi d’attualità.
L’ironia (splendidamente espressa nel quasi “comico” Herbert, dedicato a un famoso pub) con cui i Madness raccontano nei loro testi la Londra contemporanea è il filo conduttore di tutto l’album, di cui la title track, Mr. Apples, Another Version of Me e Mumbo Jumbo sono i pezzi più riusciti: qui il vortice di pop-soul si mescola ai fiati, ricordo dell’origine 2Tone della band. Non mancano, infatti, pezzi puramente in levare che sarebbero stati ideali anche per i dischi a cavallo tra 70’s e 80’s: I Believe, Grandslam e Given the Opportunity sono brani dalla travolgente forza ska, che fanno crescere l’intensità del disco dopo le strizzate d’occhio al latin-jazz e al boogaloo presenti in Good Times. Uno dei momenti più alti del disco, però, è la bellissima Blackbird, dedicata ad Amy Winehouse, la compianta regina dello ska bianco. Sorprendono, e nel complesso colpiscono positivamente anche le ballatone pop-soul You Are My Everything (in cui emerge la voce più matura di Suggs) e Pam The Hawk, forte del tappeto di sax di Kix Thompson, leggero, brillante e mai invadente.
Il disco torna su con brani più acidi quali Don’t Leave the Past Behind You (in cui si mescolano sax e chitarra distorta in un cocktail esplosivo e coinvolgente), (Don’t Let Them) Catch You Crying, e Soul Denying (ottimo assolo di chitarra). La bizzarra traccia conclusiva Whistle in The Dark sfocia in una sorta di corteo bandistico. Can’t Touch Us Now: un altro album ispirato e coinvolgente dagli inossidabili Madness.
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