Stefano Meli NO HUMAN DREAM
Album strumentale le cui dominanti sono la chitarra, il country-blues che si avverte sottotraccia in quasi tutti i brani, una registrazione (e strumentazione) rigorosamente vintage e la predisposizione “in solitaria” nonostante la presenza discreta di altri musicisti in alcune delle dieci tracce. Siamo musicalmente dalle parti dei grandi spazi polverosi dei deserti americani evocati ben più di una volta dagli arpeggi semiacustici su cui svisano le chitarre slide sovraincise, il dobro e il charango del protagonista.
Tree è impreziosita dalla suggestione del violino di Anna Galba, Desert conferma l’aridità della terra secca consumata dal sole e la pace della solitudine come rifugio, Noose è l’unico pezzo con una sorta di riff accompagnato dalla batteria (Sebastiano Cataudo) e No Human Dream ci fa ascoltare le parole di T. S. Eliot recitate da Sergio Occhipinti (anche al basso elettrico in alcuni brani) tratte dalla sua raccolta poetica più conosciuta: “La Terra Desolata”, come desolate sono le atmosfere di questi accorati e vagamente dolenti strumentali.
Un album melanconico ma non spiacevole, un album che ci piace immaginare in bianco e nero e che consigliamo di ascoltare attentamente per coglierne le varie sfumature, magari sfogliando il portfolio del grande fotografo David Michael Kennedy le cui immagini di terre desolate americane in cui è rara la presenza umana sembrano il contraltare di questi dieci introspettivi brani.
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